lunedì 27 aprile 2015

Alfaniani in rotta

Con Berlusconi in Liguria, dove dopo mezzo secolo si apre qualche possibilità per la destra. Con Renzi in Puglia, dove il successo è assicurato. Il partito di Alfano è in rotta, si può dire, duplice.
Di preferenza Alfano nuove verso il Pd. Là dove il Pd ne ha bisogno alle regionali, dove da solo non può farcela: il Veneto e la Campania e, ora, la Liguria. Ma curiosamente, gli ex socialisti non fanno parte di questa tendenza, Cicchitto, Sacconi, etc., che dovrebbero essere naturali vicini del Pd. La cosa si spiega col fatto che Cicchitto, Sacconi, etc., non hanno e non portano voti. Ma, allora, gli altri alfaniani? Si fanno meno scrupoli.  
Quello di Alfano è il partito delle poltrone, almeno finché dura la legislatura. Al voto bisognerà avere i voti, che invece latitano – non si può dire ma si sa. L’aggancio a sinistra e a destra è già un rompete le file e trovatevi il posto. Anche perché l’Italicum, che gli alfaniani non possono non appoggiare volendosi un pilastro del governo, lo imporrà. Insomma, una forma di eutanasia.
Lo sciogliete le fila è conseguente all’eclisse di Formigoni in Lombardia, uno dei due bacini elettorali sui cui gli alfaniani contavano. Essendo Formigoni il referente di Comunione e Liberazione, ed essendo il voto confessionale in Lombardia sovrastante. Lupi, di cui Alfano non può privarsi, tiene ancora accesa qualche speranza, ma gli ex di Comunione e Liberazione non hanno più alcuna presa sul voto confessionale, E anche in Sicilia, “la regione di Alfano”, le promesse non sono buone - le due regioni sono determinanti nelle elezioni politiche italiane.
In Sicilia sono invece i berlusconiani che giocano direttamente col Pd. Ad Agrigento, Enna e altrove. Così come nelle Marche. La rotta del centro-destra è conseguente, oltre che ai suoi propri vizi,  all’attrazione che esercita il Pd di Renzi – una constituency assicurata.

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