Vince il
candidato che prende più voti, senza ballottaggio, e questo salverà Renzi in
Campania e Puglia, dove il fronte avverso è più diviso – e più severamente –
del suo. Altrimenti nelle due regioni, da vincente alle Europee di un anno fa,
Renzi si sarebbe ritrovato fra un mese e mezzo probabile perdente. Pur
scontando la distribuzione a pioggia del “tesoretto” da un miliardo e mezzo: non
tira buon vento per il presidente del consiglio al Sud. Anche per buoni motivi.
Non piacciono
ai più, anche ai suoi elettori, i candidati che propone alla presidenza, Emiliano
e De Luca. Ma soprattutto non piace il presidente del consiglio che ha tagliato
o bloccato le opere pubbliche. E che ha messo in crisi la Campania, oltre alla
Sicilia e alla Calabria, dimezzando il conferimento nazionale ai piani strutturali
– dal 50 al 25 per cento del valore dei progetti. Un taglio aggravato dalla giustificazione,
che si ritiene sprezzante e pretestuosa: i ritardi di queste regioni nell’esecuzione
dei progetti. Ritardi che - quasi tutti - sono dovuti alla farraginosa legislazione
nazionale.
Renzi
non può che vincere, anche in Campania e Puglia, stante l’autoazzeramento delle
opposizioni. Ma vincerà “in discesa”, come meno voti, molti di meno, delle
elezioni precedenti. L’aria non è buona.
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