“Sa
quanti decreti ci sono stai dal 2011 ad oggi che hanno cambiato le regole di
bilancio per i Comuni? 64, uno ogni 15 giorni”, dice Fassino, sindaco di Torino,
sconsolato a Lorenzo Salvia sul “Corriere della sera”. Lo stesso giorno in cui
da Strasburgo arriva l’obbligo di un nuovo capitolo di leggi penali, attorno
alla tortura.
Se
si voleva “efficientare” i Comuni, e tagliarne gli sprechi, questa è la maniera
per impedirlo. Lo stesso nel penale: se non si vuole punire un delitto basta
moltiplicare le leggi.
La
moltiplicazione delle leggi è inutile e dannosa. Ed è un chiaro segno
dell’inettitudine dell’epoca. Dell’Europa a questo punto, venendo la richiesta
di leggi speciali contro la tortura dalla Corte Europea, che si lusinga di
essere all’avanguardia nella protezione del cittadino. Lasciando credere che i
problemi si risolvono con le leggi, non con l’applicazione della legge.
Per
punire eccessi e abusi alla scuola Diaz c’erano e ci sono leggi rigorose,
volendole applicare. Sia per le responsabilità dei singoli che per quelle della
catena di comando. Ma la società dei diritti queste cose non le sa più.
Favorita da presidenti delle Camere ignoranti e inetti, anche se a volte
giudici. Che i Parlamenti impegnano e esauriscono nella legificazione. Una
legge, un nugolo di leggi, ogni poche settimane o mesi: leggi speciali contro
lo stupro, per le quote rosa, contro gli incidenti stradali, contro la
corruzione, e ora contro la tortura.
È principio
di Rousseau incontestato che una democrazia bene ordinata vuole poche leggi,
giacché la loro moltiplicazione le rende inefficaci, e favorisce gli abusi e la
corruzione. Senza contare la concussione, della burocrazia e della stessa
magistratura – in favori e onori, se non in soldi. Più leggi più avvocati: una
via d’uscita il criminale la trova sempre.
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