mercoledì 8 aprile 2015

Fate una legge, fatene un’altra

“Sa quanti decreti ci sono stai dal 2011 ad oggi che hanno cambiato le regole di bilancio per i Comuni? 64, uno ogni 15 giorni”, dice Fassino, sindaco di Torino, sconsolato a Lorenzo Salvia sul “Corriere della sera”. Lo stesso giorno in cui da Strasburgo arriva l’obbligo di un nuovo capitolo di leggi penali, attorno alla tortura. 
Se si voleva “efficientare” i Comuni, e tagliarne gli sprechi, questa è la maniera per impedirlo. Lo stesso nel penale: se non si vuole punire un delitto basta moltiplicare le leggi.
La moltiplicazione delle leggi è inutile e dannosa. Ed è un chiaro segno dell’inettitudine dell’epoca. Dell’Europa a questo punto, venendo la richiesta di leggi speciali contro la tortura dalla Corte Europea, che si lusinga di essere all’avanguardia nella protezione del cittadino. Lasciando credere che i problemi si risolvono con le leggi, non con l’applicazione della legge.
Per punire eccessi e abusi alla scuola Diaz c’erano e ci sono leggi rigorose, volendole applicare. Sia per le responsabilità dei singoli che per quelle della catena di comando. Ma la società dei diritti queste cose non le sa più. Favorita da presidenti delle Camere ignoranti e inetti, anche se a volte giudici. Che i Parlamenti impegnano e esauriscono nella legificazione. Una legge, un nugolo di leggi, ogni poche settimane o mesi: leggi speciali contro lo stupro, per le quote rosa, contro gli incidenti stradali, contro la corruzione, e ora contro la tortura.
È principio di Rousseau incontestato che una democrazia bene ordinata vuole poche leggi, giacché la loro moltiplicazione le rende inefficaci, e favorisce gli abusi e la corruzione. Senza contare la concussione, della burocrazia e della stessa magistratura – in favori e onori, se non in soldi. Più leggi più avvocati: una via d’uscita il criminale la trova sempre. 

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