Una macelleria, più horror che thriller.
Sulla violenza di rito ai bambini - qui vengono segati. Un best-seller, senza
dubbio. Non solo perché venduto a milioni. Ma “assurdo”, “incomprensibile” e “inutilmente
crudele” l’intreccio di eccessi viene detto da qualcuno a metà strada, e la narrazione
si fa tortuosa per non risparmiarci nulla. Volendosi paradigmatica più che
effettuale, uno schema più che una vicenda. Tortuosa, un manuale di criminologia.
Tra personaggi inconsistenti. Dai nomi falsi e irriconoscibili. In non-luoghi. Forse
per alleviare il ribrezzo, ma in realtà aggravandolo. E infrangendo almeno un
paio di regole basiche del thriller:
troppi colpevoli, troppi colpi di scena – e se il colpevole fosse il detective
che diremmo?
È anche un romanzo redazionale. Come
tutti i best-seller, ma Carrisi ha l’onestà di dichiararlo: “Il suggeritore” è
stato messo assieme con la redazione dello studio Bernabò. E quindi che dirne?
È un buon prodotto evidentemente, di cui tutti sono contenti. Ma il lettore?
Sono troppo affollate e lunghe - due generazioni ormai, dal giovane Holden
Baricco in poi - le schiere di chi si fa un pregio di scrivere con l’inchiostro
simpatico.
Donato Carrisi, Il suggeritore, Tea, pp. 462 € 5
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