giovedì 30 aprile 2015

I fichi rubati sono più dolci

Un capolavoro regalato. Nella collezione Rubbettino dei viaggiatori in Calabria, che pure è un gioiello. Con la novità che Rotella non fa il Grand Tour, come ha usato per un paio di secoli fino all’anteguerra, ma scopre l’Italia e la Calabria qualche anno fa e per caso, lui che di mestiere fa l’editore a New York: accompagnando il padre scultore a Perugia, in vacanza, lo convince a tornare, di malavoglia, giusto un week- end, a Gimigliano, il paesino in Calabria dove il genitore è nato e ha trascorso l’infanzia – il padre è avulso dalle origini. La scoperta è che ci possono essere tesori in una realtà modesta e anzi povera. Basta non avere pregiudizi.
Questo sito aveva recensito “Fichi rubati”, cioè più dolci, qualche tempo fa: “Non è un libro nuovo. Fa dieci anni questo piccolo capolavoro della letteratura di viaggio, ma non trova editore in Italia. La novità è questa. È un libro di scoperta, ma di scoperta della Calabria, dove non si legge – è per questo che il libro non si traduce? Ma costa poco in originale, e si legge difilato, benché semplice, perché semplice – non bisogna sapere molte parole d’inglese”.
Niente di eccezionale: piccoli eventi, persone di paese. Ma tutto viene raccontato con effetto di sorpresa, nella sua diversità, nelle radici, nei significati reconditi, storici, mitici, o solo di adattamento. Una scoperta. Perfezionata e approfondita in soggiorni successivi, con una migliore conoscenza della lingua.
La scoperta si fa attraverso la memoria femminile, che sola assicura la persistenza, mentre il nonno e il padre la rifiutano. Quindi attraverso il cibo, la devozione, la parentela – l’unico ingolfato nel “tutto è mafia” è lo studente, il “novissimo”, che all’università “segue” teatro e danza. Ma niente di bozzettistico. .
Un miracolo pure di precisione, nell’originale americano, con pochissimi errori nei toponimi o termini italiani, “Delianovo, “capicola”, roba del genere (ma ha un “cazzo americano” invece di cazzone), e solo uno o due errori di fatto. Uno forse non per colpa dello scrittore: un’addetta del consolato italiano a New York lo convince che non può avere la cittadinanza italiana via nonna, perché le donne fino al 1935 “non avevano diritti civili”. L’altro è l’uso costante di ocean per i miti mari mediterranei, il Tirreno, lo Ionio – eredità forse della Florida, dove l’autore è nato e cresciuto. Anche “affumicare la carne” è sbagliato: il maiale in Calabria si bolle o si secca all’aria, facendolo poi “rinvenire” nell’olio – ma può darsi che negli Usa, dove i nonni e i prozii dello scrittore ne continuarono il rito invernale, abbiano dovuto ricorrere all’affumicatura, altri climi.
La Calabria viene meglio con i figli degli emigrati? Bisognerà rivalutare il tribalismo.
Mark Rotella, I fichi rubati e alter avventure in Calabria, Rubbettino, pp. 382 € 7,90

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