David Bidussa fa dialogare Bobbio in
veste di filosofo applicato e Pavone storico sul suo proprio terreno. Oggetto:
il “nuovo sguardo” sulla Resistenza, dopo quarant’anni di mitografia. E da
allora, quando il dialogo tra Bobbio e Pavone sfociò ne “Le tre guerre”, il
titolo che Pavone avrebbe voluto alla sua ricerca, poi, nel 1991, pubblicata da
Giulio Bollati come “Una guerra civile”, la Resistenza e la Liberazione non
sono più state le stesse.
È il periodo più controverso della
storia recente, dall’armistizio dell’8 settembre alla Liberazione il 25 aprile,
un anno e mezzo. Ma solo all’apparenza, per una revisione che si vuole
traumatizzante della mitografia della Repubblica nata dalla Resistenza. E non
si vede perché, non in questo libro.
Bobbio e Pavone concordano: la guerra in
quell’anno e mezzo fu patriottica, contro l’occupante Germania, ma anche di
classe e civile. La seconda connotazione era compresa nell’idea della
Resistenza, la terza ha sostituito ogni altra connotazione della Resistenza
stessa. Arbitrariamente.
Manca però la Liberazione, la
guerra-guerra, gli Alleati.
Nella pubblicistica che si accavalla per
i settant’anni della Liberazione, questo scambio tra Bobbio e Pavone è di
intelligenza superiore. Manca però la guerra-guerra, gli Alleati. Come
combattenti, e come ossatura della Resistenza. Dallo sbarco in Sicilia all’8
settembre nella rotta. E dall’8 settembre nell’organizzazione, l’approvvigionamento
e i rifornimenti di armi, munizioni e strumenti delle forze partigiane, dei gruppi
di difesa. La Liberazione, gli Alleati, c’erano nella prima letteratura della
Resistenza, sono scomparsi negli anni 1970.
La questione – la “scomparsa della
Resistenza” - è in realtà interna alla società, e alla sua cultura. Che da
troppo tempo è quella, sempre, dell’ex Pci – ora per inerzia. La pretesa di
egemonia di Berlinguer, che non trovò nessuna resistenza a esercitarla, e teorizzò
nel compromesso storico, il grande assente della storia politica di questi
decenni. Di cui il dibattito sulla Resistenza è parte. Una sorta di Cln senza il
nemico, e quindi senza polarità positiva: della politica come corpo morto. Ora
“democristiano”, nuovamente, ma non è quello il problema. Il problema non è la
Resistenza, sia pure tripartita, patriottica, di classe e civile, ma il tradimento
della Resistenza. Un vero dibattito sula Resistenza dovrebbe essere su questo
compromesso.
Bobbio e Pavone se lo dicono ma non lo
dicono – e nemmeno Bidussa. Che il modello del nulla, su cui l’Italia si è
creata con la Resistenza, o dell’interruzione della storia, non regge. È
singolare che l’ipotesi storiografica dominante nei primi quarant’anni della
Repubblica, quella del Pci, regga ancora tanti ani dopo la caduta del Muro e lo
scioglimento del partito Comunista. Lo schema fondamentalmente di Gramsci, per cui
la periodizzazione non è Risorgimento-Fascismo-Repubblica, ma
Risorgimento-Fascismo-Vuoto-Stato Nuovo (Resistenza). Con la cancellazione della
guerra civile, certo. Ma anche della Liberazione, degli Alleati. E della
Resistenza militare, e della luogotenenza.
Norberto Bobbio-Claudio Pavone, Sulla guerra civile. La Resistenza a due
voci, Bollati Boringhieri, pp. XXIII-177 € 15
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