lunedì 20 aprile 2015

Il compromesso della Resistenza

David Bidussa fa dialogare Bobbio in veste di filosofo applicato e Pavone storico sul suo proprio terreno. Oggetto: il “nuovo sguardo” sulla Resistenza, dopo quarant’anni di mitografia. E da allora, quando il dialogo tra Bobbio e Pavone sfociò ne “Le tre guerre”, il titolo che Pavone avrebbe voluto alla sua ricerca, poi, nel 1991, pubblicata da Giulio Bollati come “Una guerra civile”, la Resistenza e la Liberazione non sono più state le stesse.
È il periodo più controverso della storia recente, dall’armistizio dell’8 settembre alla Liberazione il 25 aprile, un anno e mezzo. Ma solo all’apparenza, per una revisione che si vuole traumatizzante della mitografia della Repubblica nata dalla Resistenza. E non si vede perché, non in questo libro.
Bobbio e Pavone concordano: la guerra in quell’anno e mezzo fu patriottica, contro l’occupante Germania, ma anche di classe e civile. La seconda connotazione era compresa nell’idea della Resistenza, la terza ha sostituito ogni altra connotazione della Resistenza stessa. Arbitrariamente.
Manca però la Liberazione, la guerra-guerra, gli Alleati.
Nella pubblicistica che si accavalla per i settant’anni della Liberazione, questo scambio tra Bobbio e Pavone è di intelligenza superiore. Manca però la guerra-guerra, gli Alleati. Come combattenti, e come ossatura della Resistenza. Dallo sbarco in Sicilia all’8 settembre nella rotta. E dall’8 settembre nell’organizzazione, l’approvvigionamento e i rifornimenti di armi, munizioni e strumenti delle forze partigiane, dei gruppi di difesa. La Liberazione, gli Alleati, c’erano nella prima letteratura della Resistenza, sono scomparsi negli anni 1970.
La questione – la “scomparsa della Resistenza” - è in realtà interna alla società, e alla sua cultura. Che da troppo tempo è quella, sempre, dell’ex Pci – ora per inerzia. La pretesa di egemonia di Berlinguer, che non trovò nessuna resistenza a esercitarla, e teorizzò nel compromesso storico, il grande assente della storia politica di questi decenni. Di cui il dibattito sulla Resistenza è parte. Una sorta di Cln senza il nemico, e quindi senza polarità positiva: della politica come corpo morto. Ora “democristiano”, nuovamente, ma non è quello il problema. Il problema non è la Resistenza, sia pure tripartita, patriottica, di classe e civile, ma il tradimento della Resistenza. Un vero dibattito sula Resistenza dovrebbe essere su questo compromesso.
Bobbio e Pavone se lo dicono ma non lo dicono – e nemmeno Bidussa. Che il modello del nulla, su cui l’Italia si è creata con la Resistenza, o dell’interruzione della storia, non regge. È singolare che l’ipotesi storiografica dominante nei primi quarant’anni della Repubblica, quella del Pci, regga ancora tanti ani dopo la caduta del Muro e lo scioglimento del partito Comunista. Lo schema fondamentalmente di Gramsci, per cui la periodizzazione non è Risorgimento-Fascismo-Repubblica, ma Risorgimento-Fascismo-Vuoto-Stato Nuovo (Resistenza). Con la cancellazione della guerra civile, certo. Ma anche della Liberazione, degli Alleati. E della Resistenza militare, e della luogotenenza.
Norberto Bobbio-Claudio Pavone, Sulla guerra civile. La Resistenza a due voci, Bollati Boringhieri, pp. XXIII-177 € 15

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