Si
continua a celebrare Mani Pulite nel post-ventennale, ma sempre più per quello
che non si dice, la disillusione. Gli effetti sono stati e sono terrificanti, e
non c’è più la paura, di pensarlo se non di dirlo: se il fine giustifica i
mezzi, li qualifica anche. Poiché il fine di Mani Pulite era ed è stato di
liberare gli affari dalla politica, come giudicarne i mezzi, l’operazione Mani
Pulite stessa? Una serie di illegalità. Lo aveva capito lo storico della
rivoluzione francese Furet all’epoca, che la “rivoluzione italiana” era un
imbroglio, e questo è il sentimento oggi, anche se inespresso – è su di esso che
la serie Sky fa audience.
Un’operazione
montata a freddo, tra grandi interessi, il lombardismo di Bossi, e un potere
dello Stato che non si è mai defascistizzato, quello dei giudici. La serie Sky
ha il merito di aver messo l’accento sull’aspetto businesslike di tutta l’operazione. Dagli inizi, e poi sempre. All’epoca
la cosa era nel tempo, dopo il crollo del Muro. Con apoteosi proprio in Russia,
nelle privatizzazioni di Eltsin, che furono l’appropriazione del patrimonio pubblico
da parte dei soliti noti, per niente. Ma la Russia dopo si è data una qualche
regola, l’Italia non più: è rimasta mergers & acquisitions, proprità privata degli affari..
È la
verità effettuale di Mani Pulite. Che non si dice, imperversando ancora la
demagogia giudiziaria, dei cronisti e dei loro giudici. Ma è sentimento comune:
il fine di quella crociata giudiziaria e delle migliaia di arresti era ed è
stato di lasciare l’Italia indifesa, senza partiti e senza politica, in balia
degli interessi. A partire dalle famose privatizzazioni a gratis, Telecom
eccetera.
L’Italia
civile, l’Italia perbene, l’Italia che combatteva contro i lacci e lacciuoli, l’Italia
dei tecnici e dell’uomo giusto al posto giusto era ed è quella degli affari,
che si sono liberati da ogni controllo. Se si rubava dieci prima, si è rubato
cento dopo. Gli interessi convergenti di Berlusconi (Dell’Utri) con quelli dei
media – gli Agnelli e De Benedetti - e di
Confindustria – Romiti e ancora gli Agnelli – e con i willing executioners banchieri.
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