domenica 5 aprile 2015

Il giardino che ha cessato di esistere

“I giardini non hanno niente a che fare con la natura, o non molto”. Vivono di terra, erbe, fiori, piante, ma più di sensazioni, ricordi, fanatsiei – l’odierno “vissuto”. La vena affabulatrice della scrittrice anglo-fiorentina dà corpo anche la giardino, che fu la sua ragione di vita solitaria, in Italia, al “Palmerino” sopra Firenze. Non sistematicamente, come in un diario, impressioni qua e là – raccolte con altre prose in “Limbo”, e qui enucleate da Elena Macellari, con una presentazione simpatetica: il giardino come l’Italia, il carattere della gente, “la magnifica armonia di natura e arte”. Con la solida cultura delle cose italiane che la contraddistingue. 
Il giardino all’italiana è archeologia, di quando venne alla moda “ricostruire” l’antichità di pietra, sul dettato della “Hypnerotomachia Poliphili”. Fino alla magnificenza delle fontane di Bernini, che l’acqua fanno scultorea. L’amore la poesia cortese celebrava nei frutteti. I giardini di Boccaccio erano “orti”. Poi sono venuti i fiori: “È piacevole avere fiori in giardino, ma non è necessario”. In Italia è anche impossibile, in estate, se non in vaso. “Noi moderni abbiamo fiori, e non giardini”, e la scrittrice protesta. “Ancora peggio è supporre che puoi fare un giardino con l’innalzare un muro o piantare un recinto”. Ma si consola: “Il giardino che ha cessato di esistere… lo incontri in ogni strada principale o sentiero di campagna italiani”.
Vernon Lee, Antichi giardini italiani, Tabula Fati, pp.63, ill. € 7

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