Coscienza
– È
acquisizione recente e ancora non ben definita. È facoltà di distinguere il
bene dal male, e insieme la capacità di sapere, la consapevolezza. L’italiano
distingue, come l’inglese: conscience
e consciousness. In latino e greco la
stessa parola ha i due significati, e anche il francese conscience. Come è anche giusto, per la identica radice
etimologica. È ambigua in sé, una
facoltà non chiara. “La coscienza acquisterà
uno specifico carattere morale solo quando diventerà uno strumento d’ascolto
della parola divina, e non più di quella umana”, voleva Hannah Arendt, “Alcune
questioni di filosofia morale”, 1965-1966. Ma la tendenza è evoluta al
contrario, e la coscienza dovrà aspettare..
Desinenza
–
È la sfumatura – la diminuzione, la declinazione, la coniugazione – che fa la
realtà della parola. La radice spesso è comune a parole cui poi la desinenza dà
un significato diverso e anche opposto. La coscienza è uno. L’anima-le un
altro.
Diffamazione
–
Era il diavolo: διάβολος è il diffamatore che dice il falso.- da δια-βαλλω,
butto tra le gambe. Il diavolo è anche altro. È il tentatore (Satana, Mefistofele),
e l’angelo della luce (Lucifero), ma propriamente è un diffamatore. È quindi
una forma umana. Le stesse leggi che lo sanzionano più spesso lo propagano-ndano.
Genocidio
– Si
accompagna al silenzio, non da ora. Il crimine peggiore è serpe stato noto e
coperto – trascurato, minimizzato: in Turchia contro gli armeni, in Russia
contro i kulaki, in Germania contro gli ebrei, e ora quello arabo e islamico
contro i cristiani. È fragoroso il silenzio sulle stragi non solo delle masse arabe,
anche in Europa, ma degli europei stessi e i cristiani in genere. Si argomenta,
si obietta, si precisa. Più che altro si cataloga. Se si tratta di persecuzioni
o di terrorismo. Di martirio o di provocazione. Di stragi, o di genocidio. Che
vuole essere generalizzato, preordinato, organizzato (il famoso “ordine” della
Soluzione Finale che non si trova in Germania…). Ma sempre è ben fattuale. E
noto. La caccia ai cristiani nei paesi islamici non si nasconde e anzi si
dichiara, in chiesa, per strada, a scuola, nelle forme anche più efferate, con
tre-quattromila morti l’anno. Che non sono pochi, e comunque potrebbero essere
dieci e cento volte tanto per gli islamisti se solo avessero abbastanza cristiani
per le mani. L’espulsione in massa dei cristiani dall’Iraq e dalla Siria, e il
tentativo solo temporaneamente fallito in Egitto – come già in Algeria. Il
traffico di braccia, un neo schiavismo tollerato, con molte buone parole
naturalmente.
Questo dei cristiani non sarebbe
passato sotto silenzio con Giovanni Paolo II. Ma quando il successore Benedetto
XVI ne accennò a Ratisbona, fu sommerso da critiche esagerate. Intenzionali
cioè, mirate a zittirlo. C’è una volontà di genocidio, per i più diversi
motivi.
Germania
–
L’Europa germanica non nasce con l’allargamento a tappe forzate verso l’Est
voluto da Romano Prodi quindici anni fa. Pur non proponendosi in nessuna dottrina
o ipotesi pangermanista, è stato un movimento generalizzato nel mondo balcanico
e orientale, dall’Estonia alla Macedonia, sia nella prima che nella seconda
guerra mondiale. Nella prima una serie di “società” germaniche erano sorte in Belgio
e in Olanda, e in molti territori dell’impero russo – sorta di partiti politici
filotedeschi. La più attiva, anche perché annessionista, fu la Società
tedesco-fiamminga in Belgio. Altre operarono un po’ ovunque, spontanee e militanti:
una società tedesco-ucraina, una società tedesco-lituana, una società perfino tedesco-georgiana, e altre - il ducato di Curlandia (Lettonia).... Il fenomeno è
poco studiato, se ne trova traccia solo nella storia di Fritz Fischer cinquant’anni
fa, “Assalto al potere mondiale”. Ma fu diffuso. Creato e gestito
da Berlino.
Nella
seconda guerra molte formazioni militari si costituirono, sempre negli stessi
territori, per affiancare la Wehrmacht. Grazie allo statuto di libero accesso
decretato da Himmler nel 1940 per le unità combattenti, questi volontari furono
inquadrate nelle SS. Nel 1945 erano costituite da volontari stranieri 25 delle
38 divisioni delle Waffen-SS, le unità combattenti. Il 57 per cento degli
effettivi delle Waffen-SS. Volontari in senso pieno, senza alcuna forma di
costrizione – a parte una ristretta minoranza di prigionieri di guerra che
scelsero la collaborazione.
La
prima divisione, e la più importante, fu costituita da fiamminghi e olandesi
nel 1939, che l’anno successivo si integrerà con unità corazzate tedesche nella
divisione più famosa, la Viking. Nel 1942 fu costituita una divisione Nordland,
con norvegesi e danesi. A queste due divisioni furono affiancate quattro legioni,
in Olanda, Fiandre, Norvegia e Danimarca, di volontari locali in funzione di
ordine pubblico. In Belgio fu costituita anche una divisione di francofoni, la
Wallonie. Ma più di tutti si distinse la divisione Charlemagne, di volontari
francesi, che combatté fino alla fine della guerra, specie nella difesa di
Berlino. Altre divisioni erano a base ucraina, ungherese, croata etc.
Le
cifre dei volontari per nazionalità, ricostituite anche grazie alle pensioni di
guerra poi erogate dalla Germania Federale, vedono al primo posto cosacchi e
olandesi, con 50 mila volontari per parte, Lettoni 35 mila, Ucraini non
cosacchi 30 mila, Fiamminghi 23 mila, Estoni, Croati e Italiani (quasi tutti
prigionieri) 20 mila, Valloni 15 mila, etc. Nelle Waffen-SS si censiscono in totale 400
mila “tedeschi del Reich”, 137 mila europei occidentali, e 200 mila europei
orientali. Più 200 mila tedeschi allogeni: 80 mila dell’Ungheria, 45 mila della
Cecoslovacchia, 25 mila della Croazia, 8 mila della Romania, 5 mila della
Polonia, come della Serbia, e altri per cifre minori.
In
Jugoslavia fu tentato già durate la guerra un primo attacco alla Serbia,
mettendo assieme una sorta di guerra di religione, con i croati, cattolici
latini, e i mussulmani bosniaci e albanesi. Ma furono sciolte presto, per l’ineffettività.
Velo - È la
manifestazione più antica della discriminazione sessuale – non della
differenza, della discriminazione. I capelli scoperti erano una manifestazione
dell’impurità della donna. Temporanea mestruo) o professionale (prostituzione).
Mentre le donne per bene avevano l’obbligo del velo, da tempo immemorabile.
Virtù – Ha un premio. Ce
l’ha da oltre due secoli, quasi due secoli e mezzo, anche se poco propagandato
- la filosofia, passata la stagione dell’illuminismo, non la tiene più in considerazione
(giusto quella spuria di Machiavelli, mezza forza e mezza fortuna, che non
manca a chi “ha carattere”). È anzi il premio più antico in vigore, letterario
e scientifico, attributo dall’Accademia di Francia. Creato e finanziato da un
filantropo illuminista, il barone Jean-Baptiste de Montyon, avvocato ed
economista sotto l’Ancien Régime, emigrato con la Rivoluzione per salvare la
testa. Nel 1814 ritornò in Francia, con la Restaurazione.
Montyon
aveva creato e dotato il premio prima della Rivoluzione, nel 1782. Era
all’origine tre premi: di costume, letterario e scientifico. I primi due assegnati
dall’Accademia di Francia, il terzo dall’Accademia delle scienze. Solo il primo
era intitolato premio di Virtù. Ma anche gli altri due dovevano andare a
persone o attività morali.
Se
ne è persa l’eco anche nella letteratura, dove pure ritorna spesso nell’Ottocento.
Specie nei romanzi di Balzac. Baudelaire invece cita il premio di Virtù per criticarlo, e così
pure dopo di lui Rémy de Gourmont e Octave Mirbeau.
astolfo@antiit.eu
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