Europa – L’Europa “Bellavista”
o “Belvedere” viene con gli “Inni omerici”, ed è la Grecia. Che ora l’Europa
vorrebbe espellere.
Si
vuole che l’Europa parta da Maratona, o Salamina, in una battaglia di libertà.
Mentre viene da Troia, da una guerra civile - per una bella Elena peraltro che
forse era asiatica, egiziana della parte asiatica, così confidarono i sacerdoti
del faraone a Erodoto, e dal tradimento di Efialte alle Termopili.
Il Medio Evo ritorna, il fondo comune
europeo. Il punto in cui più i barbari slavi, tedeschi, vichinghi sono stati
alla pari coi civili. Hitler e Stalin si possono leggere in questa chiave, dell’egualitarismo
medievale che sdogana la barbarie. La Ue,
non si saprebbe che dirne. Ma è vero che si ammanta di un ideale che ha rubato.
È sempre il Medio Evo del feudatario e del
fabbro. Non di altri mestieri che, si prenda il muratore, avrebbero rinnovato
l’antica divisione tra barbari e civili. Per non dire i mestieri riflessivi, tale
il ciabattino, per il quale bisogna portare le scarpe. È così che la barbarie
non esiste, come disse il barbaro.
Mitteleuropa
–
Era il progetto politico della Germania nella guerra del 1914, della Germania
imperiale: gli “Stati Uniti d’Europa”, ma non aperti a tutti. Vagheggiata come
area culturale dai germanisti idealizzando l’impero multietnico austro-ungarico,
da Trieste, Vienna e Praga al polo Nord, e fino alla Galizia, comprendendo cioè
l’area yiddish, fu invece per quattro anni un progetto consistente di impero
tedesco. Non più oltremare, quale lo voleva il kaiser Gugliemo…, geloso dei
suoi cugini Cobugo-Sassonia (“Windsor”) al potere a Londra, ma una potenza
continentale. Comprendente, con la Germania, l’Austria-Ungheria e i Balcani
tutti, la Francia, il Belgio, l’Olanda, la Polonia, la Scandinavia e la
Turchia, fino all’Irak – “da Capo Nord a Reval (??) e Longwy, al Tirolo, a
Istanbul e fino a Baghdad”, scrive Luciano Canfora….. Previe sostanziose
rettifiche di frontiera a carico di Belgio, Polonia e Francia.
Il progetto non è stato
approfondito, fra le cause della guerra. Ma da Fritz Fischer sì, che gli dedica
il cap. ottavo dell’ Assalto al potere mondiale”, 1961, il primo degli “obiettivi
delle mire belliche tedesche”: “La «Mitteleuropa» era assurta a obiettivo di
guerra della Germania”. . Documentando una
notevole attività del governo e di personalità eminenti del Reich. “Nell’agosto
del 1914”, scrive Fischer, “di fronte all’ondata montante dell’annessionismo,
che mirava a impadronirsi di territori confinanti da ogni parte della Germania,
(il cancelliere) Bethmann Hollweg presentò alla discussione l’idea della «Mitteleuropa»,
ossia l’obiettivo di una comunità ecoonoca eurpea sotto dominazione tedesca….”
A novembre il progetto trovò una
formalizzazione in una serie di “Direttive per le trattative con
l’Austria-Ungheria sull’unione doganale”. Trattative che ebbero inizio a
Salisburgo e si svolsero lungamente.: “Le «direttive» menzionavano
esplicitamente gli Stati balcanici, la Trchia, la Scandinavia, il Belgio,
l’Olanda, la Polonia, e anche la Francia come apesi che dovevano ssere accolti
nell’area doganale
L’impero oltremare fu anch’esso
previsto, ma più come ipotesi intellettuale. Hans Delbrück, lo storico classico
e uomo politico liberale vicino alla Wehrmacht, ne tratta diffusamente nel
1915, in “Bismarcks Erbe”, p. 201: “La prima e la più importante di tutte le
esigenze nazionai, che dovremo sollevare alla conclusione della pace, sarà
quella di un grandissimo impero coloniale, di un’ndia tedesca”.
Culminata nella grande guerra con
i progetti di Ernst Jäckh, “Mitteleuropa als Organismus”, 1915, e Friedrich
Naumann, “Mitteleuropa”, 1916. Jäckh era considerato un “moderato” nell’interventismo
prebellico – e tale s’illustra lui stesso nella tarda autobiografia “Der
goldene Pflug”, 1954. Naumann un progressista quasi socialista.
Occidente – La razza occidentale è il tipo creato dai pittori italiani del ‘400
- più che dai fiamminghi, bruttocchi. È il canone di Donatello e Masaccio,
sancito dagli umanisti: proporzione e bei colori. Sul modello classico, Fidia,
Prassitele, della statuaria che si dissotterrava. Com’è vero che la natura
imita l’arte, anche se a livello mediterraneo, inferiore. Tutto
l’Occidente è peraltro da rifare, con la storia greca.
La
latinità nasce dalla rotta, stando all’imperatore Augusto che la inventò, nella
guerra di Troia: l’Occidente nasce da una disfatta a opera dei greci. E si
perfeziona a opera di un anti-Machiavelli, il Possevino, gesuita di origini
ebraiche, viaggiatore non memorabile nella Moscovia, uno che, scoprì Puškin,
“non aveva mai letto Machiavelli, lo criticava per sentito dire”, il quale
selezionò le letture e redasse la ratio
studiorum cui l’Occidente s’è conformato, un grafomane. Questo è importante
saperlo, per la storia e per capirci.
E
dove geograficamente l’Occidente inizia? Alla Vistola? E i polacchi? Alla
Volga? E i caucasici, l’occidentale è caucasico. All’Amu Daria, dove Alessandro
Magno da ultimo si esibì? E i nestoriani
della Cina? Cristo Dio vi è Venerabile, esserne cancellato gli dispiacerebbe. Ex post, nella storia greca da rifare,
l’Occidente si fa risalire a Salamina,
480 avanti Cristo, o a Maratona, 490. Ma perché non a Platea, 497? Alle
Termopili gli spartani di Leonida furono sconfitti dal tradimento, è sul campo
di Platea che i greci si sono rifatti.
La
scoperta dell’Occidente è recente, posteriore a quella dell’Africa.
Panmongolismo
–
Il “pericolo giallo”, l’invasione dell’Europa dall’Asia, che agitò le capitali
europee agli inizi del Novecento, dopo la vittoria del Giappone sulla Russia,
era stato prospettato una dozzina d’anni prima dal poeta filosofo russo
Vladimir Solov’ëv, sotto il titolo “Panmongolismo”. Una poesia scritta l’1
ottobre 1984, racconta Angelo Maria Ripellino nella riedizione di “Pietroburgo”,
il romanzo-verità di Andrej Belyj, “sotto
l’influsso del conflitto cino-nipponico”. I mongoli, scriveva Solov’ëv, “innumerevoli
come locuste e come locuste insaziabili”, avrebbero coperto l’Europa, sulla
traccia dell’Orda d’Oro di Gengis Khan. Per punire l’abbandono del
cristianesimo in Europa. A meno che la Russia, la “terza Roma”, non sapesse sconfiggere
l’invasore.
L’allarme fu reiterato da Solov’ëv sei anni
più tardi, per la rivolta nazionalista e antieuropea dei Boxer in Cina, con la
poesia “Drakon”, il drago, 24 giugno 1990. Un inno al kaiser Gugliemo II, che
aveva guidato la risposta europea ai rivoltosi.
Nel romanzo di Belyj, nella
redazione finale trent’anni dopo (dopo quasi venti di rifacimenti), il “mongolismo”
è già di casa in Europa: “tutti i russi hanno sangue mongolico”, e così gli
altri europei, in rapida trasmutazione. Giapponesi, cinesi, turani, tartari,
cavalieri di Gengis Khan sbucano da ogni dove. E del resto “anche Kant era di
stirpe turanica”.
Della fobia “pericolo giallo”,
tra le tante, soffriva Céline. Ma era piena di cinesi cattivi già la serie di
gialli popolari di Nick Carter, creata da John Russell Coryell in anticipo sul
“panmongolismo” di Solov’ëv, nel 1884. Sarà cinese, Fu Manchu, il criminale
protagonista della serie nera di Sax
Rohmer, che ha ispirato molti film, serie tv e fumetti per tutto il Novecento.
Stato
Giardino –
Era l’utopia italiana – prima della città verde di Le Corbusier. Ne 1617 Ludwig di Anhalt, detto
Luigi, aveva fondato a Köthen, in una con un’accademia per la purificazione
della lingua, la prima della lingua tedesca, la Società della Palma per la
quale è famoso.
L’accademia per la purificazione della lingua “Luigi”
denominò Compagnia Fruttifera, di cui si
elesse Nutritore, tesaurizzando i tre anni vissuti entusiasta da studente a
Bologna e da cavaliere a Firenze, apprendista del bello e delle arti, che
trasfuse nel suo castello e nel giardino ancora ammirati, nonché membro
(“l’Acceso”) della Crusca - patrocinato da Bastiano de’ Rossi - e traduttore in
tedesco dei “Trionfi” di Petrarca.
Della Società della Palma fu membro Johannes
Valentinus Andreas, alchimista e cappellano di corte del Württemberg, al quale
si fa risalire il simbolo dei Rosa Croce, la croce di sant’Andrea con la rosa a
ogni angolo, derivato dal “Roman de la rose” e dal cielo della “Divina Commedia”.
Del cappellano sarà progenie collaterale il marito astinente di Lou Salome, che
ne ereditò i tratti.
Esattamente due secoli dopo, nel 1817, Leopold
Friedrich Franz, del dominio contiguo Anhalt-Dessau, morirà celebrando la
trasformazione del suo principato in Gartenschaft, stato giardino. Federico il
Grande di Prussia l’aveva snobbato, che chiamava Franz “le princillon”,
Napoleone l’aveva capito e protetto. Ancora un secolo, e Walter Gropius vi
fonderà la scuola Bauhaus.
astolfo@antiit.eu
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