Meno 7 per cento di pil per effetto
della crisi 2007-2014 al Centro-Nord, meno 13,5 al Sud. “Le due
recessioni che hanno colpito l’economia italiana negli ultimi 6 anni hanno
interessato i diversi territori in maniera non omogenea. Nel 2008-09 il brusco
calo delle esportazioni ha avuto effetti soprattutto nel Nord Ovest e nel Nord
Est. Nel biennio 2010-2011, mentre il Centro Nord recuperava, nel Mezzogiorno
il prodotto continuava a contrarsi. Il biennio successivo, caratterizzato da
una forte flessione della domanda interna, ha visto un calo del prodotto più
forte nel Mezzogiorno: nel 2013 il pil vi risultava inferiore al livello del
2007 del 13,5 per cento, a fronte di una contrazione del 7,1 nel Centro Nord”
Il motivo è
semplice. “Su tali dinamiche ha inciso la diversa struttura economica, nel Mezzogiorno
meno aperta alle esportazioni e più dipendente dall’attività dell’operatore pubblico”.
Più precisamente: “Tra il 2007 e il 2013 il pil è diminuito del 13,5 per cento
in termini reali nelle regioni del Mezzogiorno, a fronte di cali più contenuti
nelle altre aree: poco meno di 6 punti nel Nord Ovest, poco più di 8 nel Nord
Est e nel Centro. In termini di prodotto pro capite, il divario nella dinamica
a sfavore del Mezzogiorno si riduce a circa 3 punti, per effetto di una
crescita della popolazione più contenuta al Sud”. Il Sud ha smesso anche di
fare figli.
Ma non c’è solo
la debolezza delle esportazioni, sul Sud ha pesato di più l’aggravio fiscale. “A
partire dal 2011, l’economia del Mezzogiorno ha risentito in maniera più
accentuata rispetto al Centro Nord degli effetti del consolidamento fiscale,
che hanno comportato una decisa riduzione delle spese (sia correnti, sia in
conto capitale) e un aumento del prelievo fiscale, soprattutto di quello
patrimoniale”. Sulle seconde case degli emigrati, magari fatiscenti – seconde per
modo di dire, non essendo praticamente mai abitate, ma un relitto della memoria,
inalienabile.
Non sono i soli
indici negativi. Vanno messi nel conto anche più emigrazione, più emigrazione
intellettuale, meno iscrizioni universitarie, e meno consumi. “I trasferimenti
di residenza dal Mezzogiorno verso il Centro Nord sono sensibilmente cresciuti
nel 2012, facendo registrare, rispetto al passato, un aumento della quota di migranti
con elevati livelli di istruzione”.
E “i divari
territoriali si sono ampliati anche con riferimento alle scelte di istruzione
terziaria. La flessione
nelle immatricolazioni è stata più intensa nel Mezzogiorno, soprattutto tra i giovani
appartenenti a famiglie con minori capacità di spesa. Tra quanti hanno deciso
di intraprendere il
percorso universitario, è aumentata la mobilità verso le regioni
centrosettentrionali”, etc. etc. Sessanta pagine di testo, e altrettante di grafici
e tabelle, per un pozzo senza fondo.
Banca d’Italia, L’economia delle regioni italiane, pp. 122, free online
Nessun commento:
Posta un commento