giovedì 23 aprile 2015

Il Sud raddoppia le perdite

Meno 7 per cento di pil per effetto della crisi 2007-2014 al Centro-Nord, meno 13,5 al Sud. “Le due recessioni che hanno colpito l’economia italiana negli ultimi 6 anni hanno interessato i diversi territori in maniera non omogenea. Nel 2008-09 il brusco calo delle esportazioni ha avuto effetti soprattutto nel Nord Ovest e nel Nord Est. Nel biennio 2010-2011, mentre il Centro Nord recuperava, nel Mezzogiorno il prodotto continuava a contrarsi. Il biennio successivo, caratterizzato da una forte flessione della domanda interna, ha visto un calo del prodotto più forte nel Mezzogiorno: nel 2013 il pil vi risultava inferiore al livello del 2007 del 13,5 per cento, a fronte di una contrazione del 7,1 nel Centro Nord”
Il motivo è semplice. “Su tali dinamiche ha inciso la diversa struttura economica, nel Mezzogiorno meno aperta alle esportazioni e più dipendente dall’attività dell’operatore pubblico”. Più precisamente: “Tra il 2007 e il 2013 il pil è diminuito del 13,5 per cento in termini reali nelle regioni del Mezzogiorno, a fronte di cali più contenuti nelle altre aree: poco meno di 6 punti nel Nord Ovest, poco più di 8 nel Nord Est e nel Centro. In termini di prodotto pro capite, il divario nella dinamica a sfavore del Mezzogiorno si riduce a circa 3 punti, per effetto di una crescita della popolazione più contenuta al Sud”. Il Sud ha smesso anche di fare figli.
Ma non c’è solo la debolezza delle esportazioni, sul Sud ha pesato di più l’aggravio fiscale. “A partire dal 2011, l’economia del Mezzogiorno ha risentito in maniera più accentuata rispetto al Centro Nord degli effetti del consolidamento fiscale, che hanno comportato una decisa riduzione delle spese (sia correnti, sia in conto capitale) e un aumento del prelievo fiscale, soprattutto di quello patrimoniale”. Sulle seconde case degli emigrati, magari fatiscenti – seconde per modo di dire, non essendo praticamente mai abitate, ma un relitto della memoria, inalienabile.
Non sono i soli indici negativi. Vanno messi nel conto anche più emigrazione, più emigrazione intellettuale, meno iscrizioni universitarie, e meno consumi. “I trasferimenti di residenza dal Mezzogiorno verso il Centro Nord sono sensibilmente cresciuti nel 2012, facendo registrare, rispetto al passato, un aumento della quota di migranti con elevati livelli di istruzione”.
E “i divari territoriali si sono ampliati anche con riferimento alle scelte di istruzione terziaria. La flessione nelle immatricolazioni è stata più intensa nel Mezzogiorno, soprattutto tra i giovani appartenenti a famiglie con minori capacità di spesa. Tra quanti hanno deciso di intraprendere il percorso universitario, è aumentata la mobilità verso le regioni centrosettentrionali”, etc. etc. Sessanta pagine di testo, e altrettante di grafici e tabelle, per un pozzo senza fondo.
Banca d’Italia, L’economia delle regioni italiane, pp. 122, free online

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