lunedì 20 aprile 2015

La Resistenza vedova del Pci

“Il mito conteso della Resistenza della Liberazione” Emilio Gentile celebra al Parco della musica a Roma il 25 aprile. Il mito in verità non saprebbe essere conteso, perché non c’è di che. Gli stessi fascisti hanno accettato e accettano la sconfitta, senza alcun revanscismo – sono loro che meglio di ogni altro accettano, sia pure polemicamente, la Repubblica nata dalla Resistenza, o la Resistenza come mito. No, la celebrazione non è sentita perché non c’è più la Liberazione, mancando del tutto dal ricordo la sconfitta e gli Alleati. Il ruolo degli Alleati nella Liberazione e alla Liberazione, come ideologia e come amministrazione. Né si rimedia alla scomparsa del Pci, che la Resistenza aveva monopolizzato.
Si pensava che ci sarebbe stata più Liberazione, più Resistenza nella sua vasta gamma, con la scomparsa del partito egemone della storiografia italiana, e invece no. Siamo a una sorta di orfanaggio, di vedovanza. La cultura in Italia, la cultura storica, è come in trance. O  in stato di shock prolungato, non essendosi ancora ripresa dalla devastazione ingloriosa del sovietismo. Che pure era, avrebbe dovuto essere, piccola cosa di fronte alla  Resistenza, così varia e complessa – ma evidentemente non lo era.
È questo lutto prolungato all’origine della cancellazione degli Alleati dalla Liberazione? Anche: la cancellazione è avvenuta prima del crollo del comunismo, a opera della stessa storiografia picista. Contro ogni verità storica, dai rifornimenti – tutti Alleati – alle forze in campo, tra le quali i comunisti erano minoranza. Ma il Pci è morto da molto tempo – è durato quarantacinque anni, è morto da venticinque. La memoria della Liberazione, con tutto il concetto di Resistenza, è morta per conto suo, malgrado le celebrazioni rituali. Renzi, che è appena stato in America, non ha nemmeno pensato di invitare qualcuno alle celebrazioni, magari un’associazione di reduci, una delegazione ai cimiteri di guerra, una società patriottica italo-americana.

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