Tanta
buona volontà, forse, tante chiacchiere sicuramente, e tanta superficialità. Un
flusso di immigrati-quasi-profughi sicuramente gestibile dall’Europa, due-trecentomila
l’anno su una popolazione di 500 milioni. Senza bisogno di tante tragedie nel
Mediterraneo, con centinaia di morti annegati ogni pochi giorni.
Questa immigrazione sarebbe gestibile anche agevolmente. Se solo ci fosse la volontà di
sapere. Il flusso è in gran parte per ricongiungimenti familiari. Che l’Europa
può e deve regolare, e anche facilitare. A costi e condizioni umane, semplici:
se l’immigrato ha un’attività, per quanto povera, ha diritto ad avere con sé la
famiglia - con un visto magari gratutio, e un volo magari prezzo ridotto. Una regolarizzazione sgonfierebbe subito il fenomeno.
Degli altri va
accertato lo status di rifugiato, di profugo politico. Che ora tutti adducono
quale passaporto d’ammissione. Se vengono cioè da paesi dittatoriali o in
guerra civile. La maggior parte di quelli che s’incontrano a Roma o Milano
vengono dal Senegal e dal Ghana, dove non ci sono situazioni di emergenza, e
rafforzano il mercato degli ambulanti e dell’accattonaggio. In passato venivano
da profughi i nigeriani, con regolari permessi, per gestire impunemente la
prostituzione e lo spaccio. Un mercato che ha una logistica: per il trasporto,
l’alloggio, l’operatività.
Poi c’è
l’organizzazione. Che non è lo scafista. Quello è uno degli ultimi ingranaggi. Il mercato è sicuramente schiavistico, basato
anche sul disprezzo degli arabi per gli africani neri. Ma richiede
organizzazione e implica molti soldi. Bisogna procurare le imbarcazioni. Di un
certo tipo – imbarcazioni a perdere. Bisogna procurarsi in Libia – e prima
anche in Tunisia e perfino in Turchia – posti di raccolta e di imbarco
protetti. C’è da gestire un flusso consistente di denaro, in uscita e in
entrata. Con ingenti controassicurazioni per gli scafisti, che ora vanno incontro al carcere.
Non un
continente inesplorabile: sapere chi sono questi immigrati di forza non è
difficile, poiché la frontiera è il mare. Il clandestino in realtà non lo è, è
lì per farsi prendere, non per nascondersi. Se non ha documenti, o non li
produce, è perché è di quelli, ci sono anche quelli, che hanno disegni non
accettabili: che fuggono la famiglia, che fuggono la legge, che vanno a riforzare la delinquenza o il terrorismo - oppure per il malinteso senso di difesa. Prevale invece l’inerzia,
l’ignoranza, la bugia a volte. Anche degli immigrati, che però hanno il diritto
di difendersi. Sì, perché l’Europa, e non solo Salvini, li considera invasori.
Prevale
in Europa, e non fa meraviglia, questa è l’Europa dei piccoli interessi. Ma
prevale anche in Italia, che pure è il paese di frontiera. Non ne sanno niente
le procure, e questo non meraviglia, le Procure sono lì per questo, per non
sapere (lavorare). Ma le tante polizie? I tanti servizi segreti? Hanno perso il
fiuto?
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