Il 730 precompilato non è una semplificazione ma
un artificio burocratico in più, a carico del contribuente. Il quale non ha
scelta: non può, ma deve utilizzarlo. E deve farlo tramite uno specialista, caf
o commercialista. È vero che molti all’Agenzia delle Entrate hanno il doppio
lavoro, di pomeriggio fanno i commercialisti.
Il Comune di Roma spende ogni anno per l’assistenza
a 240 famiglie rom, 900 unità, in sette “strutture di accoglienza”, 33 mila
euro a famiglia, 9 mila a persona. Oltre all’affitto dei sette palazzi. Per
un’assistenza indecente: bagni rotti, finestre senza infissi, porte sfondate, filo
spinato attorno ai giardini, giardini come discariche.
Per l’assistenza ai rom nei “campi nomadi”, le
tendopoli nelle periferie, il Comune di Roma spende ogni anno altri 24 milioni.
Pro capite non si sa quanto, poiché i campi nomadi non sono residenze, e un
censimento non si può fare. Mentre gli assegnatari o mediatori della spesa
(associazioni, enti di beneficenza, onlus) non se ne occupano – se ne guardano.
Ma i campi sono in condizioni igieniche a rischio.
L’assistenza agli immigrati è anch’essa un
(piccolo) business. Poiché si fa senza controlli di qualità, Mai. Su trenta
euro al giorno che il governo spende per ogni immigrato, l’operatore può lasciarsi
un margine di cinque come di quindici e venti euro: con poco cibo e scadente,
assistenza medica al Pronto Soccorso, niente igiene né ricambi di biancheria.
L’esperienza personale e la rubrica di Paolo
Conti sul “Corriere della sera-Roma” (“Ci pensa il Corriere”) confermano che la
pratica della sovraffatturazione in bolletta è “normale”, per centinaia di euro
– il cui rimborso si farà attendere per anni. Anche per l’elettricità, i cui
consumi pure sarebbero rilevabili attraverso il contatore elettronico. Con la
complicità dell’Autorità per l’Energia, costosissimo ente pubblico che
manteniamo a protezione degli abusi.
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