domenica 24 maggio 2015

Giamburrasca alla politica estera

Far celebrare la “Vittoria” a Bolzano, e in tutti i comuni della provincia tirolese. Farsi respingere mille immigrati a Mentone dalla Francia, e non sappiamo quanti dall’Austria al Brennero. Farsi sospendere Schengen (l’apertura delle frontiere) dalla Germania con la scusa del G 7 – dopo che i black block tedeschi sono stati liberi di sfogarsi a Milano per l’Expo. Ma già non avere un ministro degli Esteri (Mogherini? Gentiloni?),  nemmeno uno degli Affari Europei. E poi si sa che ai vertici europei lo stesso Renzi non sa che dire, solo le battutine – i diplomatici che lo seguono sono imbarazzatissimi, “fa il Giamburrasca”. Gli sorridono perché è pur sempre l’Italia, paese rispettabile.
Ritorna con Renzi il provincialismo che ha caratterizzato la politica estera dei governi democristiani. Non per incultura o incapacità - non soltanto: per insensibilità. Che è molto peggio. A questo provincialismo l’Italia ha dovuto molte delle sue sofferenze, dalla politica agricola comunitaria punitiva sessant’anni fa all’immigrazione oggi.

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