Disuguaglianze – Le più forti
sono nei paesi comunisti. Si fanno studi, specie all’Ocse, e si diffondono
allarmi sull’allargamento delle disuguaglianze per effetto della crisi. Con le variazioni
di rito del coefficiente di Gini, che anche gli statistici hanno difficoltà a
valutare, se non a concettualizzare. Mentre le disuguaglianze più forti si sono
maturate nei paesi comunisti dacché hanno globalizzato le loro economie. La
Cina in primo luogo, e il Vietnam.
Al
vertice delle disuguaglianze viene sempre il Sud Africa – insieme con le
monocrazie della penisola arabica, che però non si rilevano statisticamente. Ma
Cina e Vietnam potrebbero avere superato le oligarchie latinoamericane, dal
Messico in giù, da sempre le più sperequate – con l’eccezione, ultimamente, del
Venezuela. In terza posizione per concentrazione della ricchezza vengono gli
Usa e la Russia.
Haldane – Il “principio
Haldane”, che “le decisione su dove spendere i fondi per la ricerca dovrebbe essere
fatta dai ricercatori piuttosto che dai politici”, o della separazione tra
scienza e politica, è tanto semplice quanto disatteso. In Italia certamente: il
Cnr è sempre stato un feudo governativo, e nei settant’anni della Repubblica
saldamente democristiano.
Il
“principio Haldane” è la raccomandazione finale del Rapporto Haldane a fine guerra
nel 1918, dopo che ogni impegno nazionale, compreso quello della ricerca
scientifica, era stato concentrato a scopi bellici. Lord Haldane, scozzese, cattolico, fondatore
della London School of Economics, era stato ministro delle Guerra dal 1905
al1912, e quindi Cancelliere dello Scacchiere, fino al 1915, quando lo
accusarono di essere filotedesco – si era laureato Gottinga.
La
ricerca “democristiana” si è spinta fino a boicottare le candidature a Nobel di
“corpi estranei”, il fisico Nicola Cabibbo (poi cooptato da Giovanni Paolo II
nell’Accadema Pontificia delle Scienze), il fisico Giorgio Parisi, a suo tempo perfino
Rita Levi Montalcini. L’Accademia Svedese delle Scienze sente sempre le comunità
scientifiche di provenienza delle candidature.
Anche
in Francia la ricerca è politicizzata,
legata alle scelte politiche del Paese, se non dei governi in carica. Così come
negli Usa, dove pure larga parte dei finanziamenti alla ricerca sono privati, di
corporations industriali e commerciali,
ma anche di donatori senza fine di lucro.
In
Germania, dove la rete è estesa e frammentata, su circa 17 mila centri, coordinati
da un centinaio di istituzioni, la ricerca è disancorata dalla politica. E in
Cina, dove ogn i niziativa di ogni clore
viene finanziata e sostenuta dal governo comunista.
In
Germania vige nella ricerca il “principio di Harnack”. Lo storico e teologo
Adolf von Harnack fu il primo presidente della Kaiser Willhem Gesellschaft –
ribattezzata dopo la guerra, nel 1948, Max-Planck Institut. Il “principio di Harnack”
vuole sintonizzata attorno alla personalità del ricercatore, al quale deve
comunque essere assicurato il massimo di libertà.
Un
altro Haldane, sir John Burdon Sandersonm, biologo e genetista inglese, autore della “Teoria
matematica della selezione naturale e artificiale”, è ricordato da Primo Levi,
in “Ranocchi sulla luna e altri animali”, per la risposta famosa che dette a un
ecclesiastico, alla domanda quale fosse la sua concezione di Dio: “He is inordinately fond of beetles”, “ha
un entusiasmo inconsulto per gli scarabei”, traduce Levi. Che però lega la battuta
alla poi abiurata fede politica di Haldane: “Si racconta che il famoso biologo
inglese J.Haldane, al tempo in cui era un marxista comvinto (e cioè prima che
lo scandalo di Lysenko facesse vacillare alcune sue sicurezze)…”
Heidegger – All’improvviso
è buttato giù dal piedistallo. Il maestro del Novecento, e anche del Duemila,
su cui tanta filosofia italiana, francese e americana si è esercitata di
preferenza, e fino a ieri si esercitava profusa, è nella polvere, non c’è chi
non lo insolentisca. Donatella Di Cesare lo un po’meno, essendo stata a lungo
vice-presidente della Fondazione in Germania a lui intestata, ma in Germania la
ripulsa sembra totale. Perfino all’interno della stessa Fondazione. Si esuma la
satira che G. Grass ne fece in “Anni di cane” - romanzo per altri aspetti non
considerato. Hans Magnus Enzensberger lo deride anche lui. Markus Gabriel sul
“Corriere della sera” lo assoggetta a anatema.
Era
ed è pratica comunista. Anche degli imperatori, e poi dei papi, si faceva
l’esecrazione dopo morti. Un pratica passata agli atti dai romani come damnatio memoriae. In realtà in questi
casi – papali, imperiali, comunisti – si ingiuria il morto per ingraziarsi il nuovo
capo. Contro Heidegger, invece, la pratica è a suo modo tedesca: la Germania ama
andare tutta in un verso, ora di qua e subito dopo di là. Ultimamente per
l’euro, e contro l’euro. Ma resta sempre da decidere se il nazismo fu un errore, o ha semplicemente perso la guerra
– Heidegger si esecra in quanto nazista, come se fosse un novità. Sennò, dove
situare la “Grecia”, i “latini”, l’Italia, e gli slavi sempre cattivi?
Hitler - “Hitler alla radio aveva una
bella voce”, Peter Handke fa ricordare alla madre in “Infelicità senza desideri”.
E gli anni del nazismo, dalle annessioni alla guerra vittoriosa, una festa per
tutti: “Dovunque si guardava, una gran festa”. Tutti divennero parte di un
avventuroso disegno, “persino la noia dei giorni di lavoro prendeva un’aria di
festa”, i taciturni, i solitari e i reietti si ritrovarono proiettati in gruppi
gratificanti, “come se uno fosse dappertutto a casa sua”, si ballava, si
rideva, e si facevano fotografie, una liberazione (da G.Leuzzi, “Gentile
Germania”, p. 270).
Lager – Nella
normalità dell’abominio – violini, cori, teatro, aiuole e davanzali fioriti –
mancava questa di Primo Levi (“Lo scoiattolo”, in “L’altrui mestiere” – ora in
“Ranocchi sulla luna e altri animali”): la gabbia degli scoiattoli. “Ho
incontrato pochi scoiattoli nella mia vita”, premette Levi, “qualcuno nei
boschi”, come tutti, o “nei parchi di Ginevra e Zurigo”. Quelli che ricorda
sono altri: “Altri ne ho visti in prigionia, ma non apparivano meno vivaci né
meno allegri dei loro colleghi della foresta. Erano una dozzina, rinchiusi
dentro una grande gabbia”. Nella grande gabbia una più piccola, a “«gabbia di
scoiatolo», cioè cilindrica, appiattita e ad asse orizzontale, senza sbarre da
un lato e liberamente girevole attorno al’asse medesimo”. Insomma, curatissima.
Fatta apposta per i giochi degli “animaletti”, che Levi ricorda “visibilmente
compiaciuti”.
Libro – Nelle lingue
neolatine è il liber, la corteccia
degli alberi su cui si incisero le prima parole, poi utilizzata per la carta.
Nelle lingue anglosassoni è Buch, book, bouquin, dal protogermanico bokiz, faggio, sul quale si fecero le prime
iscrizioni. Anch’esso è un albero.
Uxoricidio – Nel mondo animale
è un maschicidio e non un femminicidio, che anzi non ricorre mai. Primo Levi ne
era affascinato, che censì più volte la pratica nelle prose ora racoclte in “Ranocchi
sulla luna e altri animali”: “È noto come molti ragni femmina divorino il
maschio, immediatamente dopo o addirittura durante l’atto sessuale; così del
resto fanno anche le mantidi, e le api massacrano con meticolosa ferocia tutti
i fuchi dell’alveare”, dopo che uno di loro ha impalmato la regina. “L’uxoricidio,
tra i ragni, è pressoché normale”, tutte le strategie del ragno maschio sono
indirizzate a salvarsene. Anche le “superlucciole”, aggiunge, hanno lo stesso
vizio: imitano la luce delle femmine di lucciola propriamente detta , per
attirare i maschi e divorarli appena si posano vicino.
Prima
di quella giuridica, la cancellazione dell’uomo era dunque un fatto naturale.
Ora le cronache dicono dice che il maschio è cattivo, il
maschio uomo, e uccide le femmine. Come se il cristallizzasse una frustrazione
lunga millenni, da selezione naturale.
astolfo@antiit.eu
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