lunedì 25 maggio 2015

Il mondo com'è (217)

astolfo

Disuguaglianze – Le più forti sono nei paesi comunisti. Si fanno studi, specie all’Ocse, e si diffondono allarmi sull’allargamento delle disuguaglianze per effetto della crisi. Con le variazioni di rito del coefficiente di Gini, che anche gli statistici hanno difficoltà a valutare, se non a concettualizzare. Mentre le disuguaglianze più forti si sono maturate nei paesi comunisti dacché hanno globalizzato le loro economie. La Cina in primo luogo, e il Vietnam.
Al vertice delle disuguaglianze viene sempre il Sud Africa – insieme con le monocrazie della penisola arabica, che però non si rilevano statisticamente. Ma Cina e Vietnam potrebbero avere superato le oligarchie latinoamericane, dal Messico in giù, da sempre le più sperequate – con l’eccezione, ultimamente, del Venezuela. In terza posizione per concentrazione della ricchezza vengono gli Usa  e la Russia.

Haldane – Il “principio Haldane”, che “le decisione su dove spendere i fondi per la ricerca dovrebbe essere fatta dai ricercatori piuttosto che dai politici”, o della separazione tra scienza e politica, è tanto semplice quanto disatteso. In Italia certamente: il Cnr è sempre stato un feudo governativo, e nei settant’anni della Repubblica saldamente democristiano.
Il “principio Haldane” è la raccomandazione finale del Rapporto Haldane a fine guerra nel 1918, dopo che ogni impegno nazionale, compreso quello della ricerca scientifica, era stato concentrato a scopi bellici.  Lord Haldane, scozzese, cattolico, fondatore della London School of Economics, era stato ministro delle Guerra dal 1905 al1912, e quindi Cancelliere dello Scacchiere, fino al 1915, quando lo accusarono di essere filotedesco – si era laureato  Gottinga.
La ricerca “democristiana” si è spinta fino a boicottare le candidature a Nobel di “corpi estranei”, il fisico Nicola Cabibbo (poi cooptato da Giovanni Paolo II nell’Accadema Pontificia delle Scienze), il fisico Giorgio Parisi, a suo tempo perfino Rita Levi Montalcini. L’Accademia Svedese delle Scienze sente sempre le comunità scientifiche di provenienza delle candidature.
Anche in  Francia la ricerca è politicizzata, legata alle scelte politiche del Paese, se non dei governi in carica. Così come negli Usa, dove pure larga parte dei finanziamenti alla ricerca sono privati, di corporations industriali e commerciali, ma anche di donatori senza fine di lucro.
In Germania, dove la rete è estesa e frammentata, su circa 17 mila centri, coordinati da un centinaio di istituzioni, la ricerca è disancorata dalla politica. E in Cina, dove ogn i niziativa di ogni  clore viene finanziata e sostenuta dal governo comunista.
In Germania vige nella ricerca il “principio di Harnack”. Lo storico e teologo Adolf von Harnack fu il primo presidente della Kaiser Willhem Gesellschaft – ribattezzata dopo la guerra, nel 1948, Max-Planck Institut. Il “principio di Harnack” vuole sintonizzata attorno alla personalità del ricercatore, al quale deve comunque essere assicurato il massimo di libertà.

Un altro Haldane, sir John Burdon Sandersonm,  biologo e genetista inglese, autore della “Teoria matematica della selezione naturale e artificiale”, è ricordato da Primo Levi, in “Ranocchi sulla luna e altri animali”, per la risposta famosa che dette a un ecclesiastico, alla domanda quale fosse la sua concezione di Dio: “He is inordinately fond of beetles”, “ha un entusiasmo inconsulto per gli scarabei”, traduce Levi. Che però lega la battuta alla poi abiurata fede politica di Haldane: “Si racconta che il famoso biologo inglese J.Haldane, al tempo in cui era un marxista comvinto (e cioè prima che lo scandalo di Lysenko facesse vacillare alcune sue sicurezze)…”

Heidegger – All’improvviso è buttato giù dal piedistallo. Il maestro del Novecento, e anche del Duemila, su cui tanta filosofia italiana, francese e americana si è esercitata di preferenza, e fino a ieri si esercitava profusa, è nella polvere, non c’è chi non lo insolentisca. Donatella Di Cesare lo un po’meno, essendo stata a lungo vice-presidente della Fondazione in Germania a lui intestata, ma in Germania la ripulsa sembra totale. Perfino all’interno della stessa Fondazione. Si esuma la satira che G. Grass ne fece in “Anni di cane” - romanzo per altri aspetti non considerato. Hans Magnus Enzensberger lo deride anche lui. Markus Gabriel sul “Corriere della sera” lo assoggetta a anatema.
Era ed è pratica comunista. Anche degli imperatori, e poi dei papi, si faceva l’esecrazione dopo morti. Un pratica passata agli atti dai romani come damnatio memoriae. In realtà in questi casi – papali, imperiali, comunisti – si ingiuria il morto per ingraziarsi il nuovo capo. Contro Heidegger, invece, la pratica è a suo modo tedesca: la Germania ama andare tutta in un verso, ora di qua e subito dopo di là. Ultimamente per l’euro, e contro l’euro. Ma resta sempre da decidere se il nazismo fu un errore, o ha semplicemente perso la guerra – Heidegger si esecra in quanto nazista, come se fosse un novità. Sennò, dove situare la “Grecia”, i “latini”, l’Italia, e gli slavi sempre cattivi?

Hitler - “Hitler alla radio aveva una bella voce”, Peter Handke fa ricordare alla madre in “Infelicità senza desideri”. E gli anni del nazismo, dalle annessioni alla guerra vittoriosa, una festa per tutti: “Dovunque si guardava, una gran festa”. Tutti divennero parte di un avventuroso disegno, “persino la noia dei giorni di lavoro prendeva un’aria di festa”, i taciturni, i solitari e i reietti si ritrovarono proiettati in gruppi gratificanti, “come se uno fosse dappertutto a casa sua”, si ballava, si rideva, e si facevano fotografie, una liberazione (da G.Leuzzi, “Gentile Germania”, p. 270).

Lager – Nella normalità dell’abominio – violini, cori, teatro, aiuole e davanzali fioriti – mancava questa di Primo Levi (“Lo scoiattolo”, in “L’altrui mestiere” – ora in “Ranocchi sulla luna e altri animali”): la gabbia degli scoiattoli. “Ho incontrato pochi scoiattoli nella mia vita”, premette Levi, “qualcuno nei boschi”, come tutti, o “nei parchi di Ginevra e Zurigo”. Quelli che ricorda sono altri: “Altri ne ho visti in prigionia, ma non apparivano meno vivaci né meno allegri dei loro colleghi della foresta. Erano una dozzina, rinchiusi dentro una grande gabbia”. Nella grande gabbia una più piccola, a “«gabbia di scoiatolo», cioè cilindrica, appiattita e ad asse orizzontale, senza sbarre da un lato e liberamente girevole attorno al’asse medesimo”. Insomma, curatissima. Fatta apposta per i giochi degli “animaletti”, che Levi ricorda “visibilmente compiaciuti”.

Libro – Nelle lingue neolatine è il liber, la corteccia degli alberi su cui si incisero le prima parole, poi utilizzata per la carta. Nelle lingue anglosassoni è Buch, book, bouquin, dal protogermanico bokiz, faggio, sul quale si fecero le prime iscrizioni. Anch’esso è un albero.

Uxoricidio – Nel mondo animale è un maschicidio e non un femminicidio, che anzi non ricorre mai. Primo Levi ne era affascinato, che censì più volte la pratica nelle prose ora racoclte in “Ranocchi sulla luna e altri animali”: “È noto come molti ragni femmina divorino il maschio, immediatamente dopo o addirittura durante l’atto sessuale; così del resto fanno anche le mantidi, e le api massacrano con meticolosa ferocia tutti i fuchi dell’alveare”, dopo che uno di loro ha impalmato la regina. “L’uxoricidio, tra i ragni, è pressoché normale”, tutte le strategie del ragno maschio sono indirizzate a salvarsene. Anche le “superlucciole”, aggiunge, hanno lo stesso vizio: imitano la luce delle femmine di lucciola propriamente detta , per attirare i maschi e divorarli appena si posano vicino.
Prima di quella giuridica, la cancellazione dell’uomo era dunque un fatto naturale. Ora le cronache   dicono dice che il maschio è cattivo, il maschio uomo, e uccide le femmine. Come se il cristallizzasse una frustrazione lunga millenni, da selezione naturale.

astolfo@antiit.eu

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