venerdì 8 maggio 2015

Il re del tweet

Se Renzi a fine mese non vince in tutte le regioni ha perso. Delle due regioni di destra prenderà sicuramente una, la Campania, ma non sarà un successo, sarebbe una sconfitta non prendere anche il Veneto.
È l’effetto perverso del vuoto che Renzi ha fatto attorno a sé. A causa della debolezza degli altri, Alfano, Berlusconi, Bersani, Civati, Cuperlo, Grillo in ordine alfabetico. Ma l’effetto è su di lui. Che si presenta nell’unica veste del vincitore senza prigionieri.
Una riproduzione, se si vuole, di Berlusconi e di Grillo. Che però non sono al governo. E Berlusconi, quando c’è stato, ha fallito al contrario, per i troppi compromessi. Mentre è vano attaccarsi al plebiscitarismo, o all’effetto immagine, che sarebbero il modo politico del tempo. Le battute e le comparsate si raffreddano presto, e hanno effetto boomerang sul voto, che è sempre riflessivo – le audiences servono la pubblicità, non segnano il voto. Di più i tweet sprezzanti.
Il partito Renzi ha già di plastica, prima ancora della cura Italicum antiormonale. Come quelli di Berlusconi e di Grillo, sì, ma con una differenza: Berlusconi ha calamitato il voto moderato, da sempre in attesa di patronaggio (riconoscimento), Grillo ha capitalizzato la crisi e la protesta, anche generazionale. Renzi vuole i “riformatori”, una categoria vuota.

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