Dunque,
è euroscettica perfino la Polonia, il paese che più ha beneficiato dell’Unione
Europea. In aggiunta alla Repubblica Ceca. Con i paesi “latini” e
“mediterranei”, come usa dire a Berlino, Francoforte e Bruxelles con una punta
di disprezzo: Grecia, Italia, Francia, Spagna. E con la Gran Bretagna, come
sempre sensibile agli equilibri continentali. Da destra: Francia, Polonia,
Repubblica Ceca, Grecia, Italia (Salvini), Gran Bretagna. E da sinistra:
Grecia, Spagna, Italia (l’ubiquo Salvini), Gran Bretagna.
Ma euroscettico
si dice impropriamente. In Italia per esempio, in Spagna, nella stessa Francia,
perfino in Grecia. Non è disincanto o delusione, ma opposizione. All’Europa tedesca.
Del rigore - degli altri. Non si vota contro l’Unione Europea. E nemmeno contro
la Germania. Ma contro Schaüble che nelle foto deride Varoufakis. Contro un
modo molto tedesco di vedere il mondo.
Fino al
2008 la Germania era lassista, con cinque milioni di disoccupati e le banche semifallite.
Poi, con 700 miliardi della Bce per le sue banche, e la resa del sindacato alla
liberalizzazione totale dei contratti di lavoro, la Germania è ripartita e il
rigore è stato imposto. Vi dicono che il rigore è sempre stato la politica tedesca e della Bundesbank, non è vero, non sempre.
Il rigore
non è imposto dalla sola Berlino. È imposto da Berlino con una corte di staterelli:
i tre del Benelux, i tre Baltici, i due scandinavi, l’Austria, i due ex
jugoslavi, la Slovacchia. Quella che si dice una solida maggioranza. Con la Bce
di Draghi. Che salvò le banche tedesche appena messo piede a Francoforte. Non
ha fatto il quantitative easing tre
anni e mezzo fa, quando era necessario, ma ora, quando la Germania lo ha
richiesto. E minaccia la Grecia –
inaudito: un presidente di banca centrale che prevede, minaccia, impone un default.
La squadra
è ramificata, insomma, Ma è compatta: tutta l’area germanica. E volenterosamente
gregaria: c’è una sola distinta maglia rosa, o gialla, quella di Angela Merkel,
gli altri portano l’acqua.
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