Si decuplicano le cubature, si coprono giardini,
si sradicano alberi centenari liberamente a Roma nelle proprietà degli ordini
religiosi e del vicariato: la crisi delle vocazioni si è trasformata in un
business immobiliare grasso e grassissimo. In località cioè quasi sempre pregiate,
senza vincoli, su licenze pronte e inattaccabili. A Monteverde Vecchio, in via Innocenzo
X e in via Innocenzo Monti, due ex conventi hanno visto moltiplicate in pochi mesi
per 5-6 volte le cubature – che ora vengono messe sul mercato ai prezzi massimi
- nelle aree verdi spiantate. Mentre il giardino centenario del Gianicolo
dietro il convento delle suore Dorotee è stato sradicato per fare posto a un
grande albergo Melià – pronubo Navarro Valls, allora potente uomo imagine del
Vaticano.
Comitati e proteste nei tre casi (ma più nei primi due, zone residenziali, il Gianicolo è “terra di nessuno”, quello del Melià non è il solo abuso) casi si sono urtati alla (quasi) perfezione burocratica: la speculazione è più che regolare. Garantita dalle autorità comunali di destra e di sinistra con uguale impegno. Anche se i sospetti di corruzione sono plurimi.
Comitati e proteste nei tre casi (ma più nei primi due, zone residenziali, il Gianicolo è “terra di nessuno”, quello del Melià non è il solo abuso) casi si sono urtati alla (quasi) perfezione burocratica: la speculazione è più che regolare. Garantita dalle autorità comunali di destra e di sinistra con uguale impegno. Anche se i sospetti di corruzione sono plurimi.
I costruttori rilevano le aree conventuali, ormai
disabitate, dagli ordini religiosi proprietari come fossero non edificabili, così
come dice il catasto. Ma con l’assicurazione da parte del vicariato che il
Comune darà ogni autorizzazione alla costruzione intensiva. È un mercato forse
gratuito, forse no: anche gli ordini religiosi potrebbe avere di che
lamentarsi.
Al centro della “conversione” sono i costruttori: senza i costruttori,
senza cioè il flusso di denaro dell’immobiliarista, non si trasformano i
conventi. La confraternita francese di Sant’Ivo, sempre nel quartiere romano di
Monteverde Vecchio, che non è passata attraverso la commistione
pubblico-privato, si è visti bloccati inesorabilmente i lavori per trasformare
il giardino in parcheggio.
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