Allarme,
presunzione, stupidità: l’onda sollevata dalla Corte Costituzionale con l’indicizzazione
delle pensioni ha portato a galla impietosa un concentrato altrimenti inconcepibile
di assurdità.
L’allarme
è quello dell’opinione pubblica che si vuole fonte esclusiva di virtù in
Italia: commentatori, specialisti, giornalisti. La maggiore spesa dell’Inps e delle
casse private che la sentenza comporta, 4-5 miliardi, moltiplicano con lievità
per tre e quattro volte. E tirano in ballo a ogni virgola la Ue in veste di maestrina
correttrice.
La presunzione
è quella di Tito Boeri. L’ultimo, si spera, dei professori milanesi a Roma le pensioni
in essere propone di ricalcolare col contributivo. Dimostrandosi digiuno, oltre
che di diritto, di economia. Molte pensioni, calcolate e corrisposte col metodo
retributivo (l’80 per cento della media mensile degli ultimi dieci anni di
retribuzione), aumenterebbero se calcolate sulla base delle contribuzioni – il
contributivo è stato annegato per anni nel calderone Inps per finanziare i più
sfavoriti.
Questo
professore è stato peraltro parte per anni dell’opinione pubblica dei belli-e-buoni
– i pieni-di-sé: si capisce che non capisca. Ma ora
lo doppia Italia Unica dell’infaticabile Passera, che vuole a tutti i costi l’aggravio
per l’Inps, per effetto della sentenza della Consulta sulle pensione, in 25 miliardi,
cinque e sei volte la cifra vera. In odio ai pensionati? Può darsi, ma prima
viene la superficialità e la supponenza di Milano, patria di entrambi i grandi
economisti, esperti, tecnici.E che pensare di un certo Zanetti che il professor Monti ci ha imposto a sottosegretario all’Economia, il quale fa lezione ogni giorno al presidente del consiglio Renzi e al ministro Padoan di scienza delle Finanze e di etica politica? Questo commercialista – di suo esercita a Venezia - vorrebbe cancellare le pensioni, essendo un (ricco) pauperista. E va sui giornali, il cerchio si chiude.
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