martedì 5 maggio 2015

Secondi pensieri - 216

zeulig

Atletismo – In una col giovanilismo o rottamazione, è il segno del tempo. Per la fitness dilagante e per la vita ordinaria. C’è sempre un canone a cui adeguarsi, e questo è naturalmente regolare, proporzionato. Non solo la forma (aspetto), anche il modo di relazionarsi dev’essere proporzionato: diretto, scattante, semplice. E senza residui. Non ha più titolo la riflessione, l’esperienza (saggezza), la lentezza.
Per questo la politica è in bassa fortuna? Aggrovigliata – filosofia che si diletta di parerga.

Cinema – È parte del linguaggio comunicativo invece che visivo – delle belle arti. È forma composita ma indubbiamente narrativa e argomentativa - prosastica e poetica - benché proceda per immagini e anzi effetti di luce. E temporale, scandita dal tempo. È l’articolazione linguistica della luce.

Corpo – Resta immerso, malgrado il freudismo e il pansessualismo, o a causa di esso, nella esecrazione pitagorica. Dell’ascesi come paradigma umano. È un danno? Sì, all’ingrosso e all’analisi.

La malattia ne certifica l’autonomia: un perturbante, che resta, malgrado i progressi, indomabile. Non è prevenibile. E comunque resta più forte, insidiosa. Anche quella psichica, che è comunque chimica.

Globalizzazione – Funziona e anzi fa tendenza nelle arti, è esile a trascurabile sulla pagina: zero in filosofia, poco più (meno?) di zero in romanzi e versi. L’indistinto, detto anche fusion, sembra privilegiato nel segno ideografico – modelli, forme, superfici, colori. O lo privilegia – è già distinta la corsa al non memorabile, le tendenze mutano con gli anni, e anzi con i mesi, il nome di ieri è già trascurabile. Il linguaggio articolato (parlato, scritto) sulla pagina, al teatro e al cinema, è invece refrattario – i suoi best-seller si dimenticano mentre si leggono. Anche perché lettura e scrittura fanno parte dello stesso impulso alla velocità che caratterizza la globalizzazione. Ma sia la lettura che la scrittura sono resilienti, e anzi possessive: se non si appropriano, di una qualche forma di interesse, attenzione, memoria, non si appagano.   

Misticismo – È il regno-segno della volontà assoluta, assorbente. Se la volontà progetta di annullarsi, e vigila ferrea. Una volontà devastante, il suo fine essendo l’annullamento di sé. Non un suicidio, che è la resa e l’abbandono, ma l’impresa. Per un fine certamente nobile, dimettersi da creatura per dissolversi in Dio, ma di ferma determinazione.

Paradosso – La mossa del cavallo del pensiero. La manovra diversiva dell’arte militare. Un pensiero ninja. Non proprio avulso e anzi sempre to the point, ma irregolare e imprevisto.

Queer – La teoria queer della sessualità e del corpo e – a breve giro di posta – la teoria contro-queer, della sessualità imposta o colpevole e non naturale, è tutta femminile. Judith Butler, con Teresa De Laurentiis, Monique Wittig e altre, contro Sheila Jeffrey e altre.
È tema (problema) femminile o femminista, di un genere o una politica? Sovversiva, ma di distruzione o costruzione?
Wittig, Preciado, Boursier promuovono la prostituzione, la pornografia e la macerazione fisica (il sadomaso, in antico il cilicio e altre pratiche analoghe) come pratiche di desublimazione del sesso, mentre ne sono la obliterazione. 

Segreto – È strumentale. Non è la menzogna, o una non-verità, ma un modo di porsi di una verità.

Koyré (“Riflessioni sulla menzogna politica”) distingue le società segrete dalle “società di segreti” – la “società” hitleriana degli anni 1920. È un primo passo verso la verità del segreto – la verità operativa, poiché il segreto è strumentale. La carboneria, le Br, Al Qaeda, l’Is sono strutture segrete ma dichiarate, perfino esibizioniste. Le massonerie sono un segreto ostentato, con sedi, simboli e cerimonie, ma a fini non dichiarati - quella di Hitler è stata a lungo tipicamente una.

Ma fare le parti è esercizio fine. Koyré spazientito attribuisce “l’impulso al segreto” (menzogna, criptico) su basi etniche e di mentalità:. “Citiamo a caso l’impulso alla menzogna del giovane spartano o del giovane indiano; la mentalità del marrano o del gesuita”. E non a “società (mentalità) di segreti”  ma a attitudini e gruppi piuttosto resistenziali, di lotta. Li cita a caso?

Sesso – La fobia del sesso, clericale, beghina, è analoga al macchinismo di La Mettrie: entrambi prescindono dalla volontà e l’intelligenza. La hantise del rapporto carnale è un riflesso condizionato più che culturale o indotto.

Suicidio – Quello pubblico, di Catone e della libertà  romana, o della elefantessa in cattività allo zoo di Roma, è poco artistico, rileva Corrado Alvaro (“Il mammismo”, in “Il nostro tempo e la speranza”): “Il dramma di Catone che si uccide per la libertà perduta è il  solo suicidio che percuota di reverenza l’antichità e i teologi  stessi e Dante. Ma suscitò sempre mediocri opere d’arte, mediocri tragedie, e  solo qualche buon elogio accademico. È la vita che suscita il dramma, è la sopravvivenza agli orrori, ai lutti e alle catastrofi. Anche al colmo della disperazione, il dramma antico non conosce il suicidio, come non lo conoscono, in genere, le belve”. 

Tempo - Si può dire fermo delle società primitive - o antiche, come è ora d’uso chiamarle. Stabile e ripetitivo. Mentre è svanito nel mondo della velocità: non moltiplicato ma cancellato – sogni e desideri, lo spettro lungo del processo volitivo-cognitivo, dell’impossessamento della realtà,  non hanno tempo di definirsi (realizzarsi, spegnersi, rigenererarsi). Gli subentra l’inquietudine: non passato né presente, un tempo in sofferenza.  

Transgender – È il no gender. L’esito è la cancellazione del genere, non la moltiplicazione. Sarà un esito di libertà, ma allora di libertà come privazione – come tagliarseli.

zeulig@antiit.eu

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