Aforisma – La definizione
dell’indefinitezza – il tentativo di. Una rincorsa, come appigliarsi a un lembo
di chi sfugge davanti. O una sorta di danza sulle punte, senza musica, senza
nemmeno ritmo, attorno e dentro le funzioni dello spirito. In uno spazio senza
pareti, e senza fondo. Non c’è finale: si continua la danza, come in surplace.
Antropofagia – Abietta e proibitissima
nella sua forma fisica, materiale, è praticatissima e normale in quelle
traslate: la guerra dei sessi, la guerra, il pettegolezzo, la calunnia, la
politica. Con poche regole, e giusto nello sport. La giustizia, che dovrebbe
esserne la diga, ne è la condotta.
Ateismo – Si è a lungo protetto
in chiesa, soprattutto nella chiesa cattolica, piuttosto che contrastarla o
sfidarla. È vero che gli ateisti non avevano altro dove andare, ma la
concezione panteista (materialista, umanista) del mondo e della natura non si concilia
con la religione e con Dio, che vogliono essere fuori del mondo.
Curiosità – Dice meglio
ciò che Jeanne Hersch e Valéry dicono lo stupore. La compulsione, il riflesso condizionato, a cercare, a scoprire,
a vedere. Tale che il contrario, l’inerzia o accidia, è uno stato morboso e un
peccato.
Dio – Si è fatto
uomo. Mentre l’uomo spesso si è fatto – e si fa – Dio. Si è fatto uomo più
spesso che nei Vangeli.
Esistenzialismo – In precetti,
parole e opere è alla sommatoria l’estrema, radicale espressione (personificazione,
esperienza) del romanticismo, o dell’ipersoggettivismo - dell’ “ombelico”
filosofale. Del soggetto da ultimo introvabile. Trepido, tremulo, idillico,
disperato, disperante, angosciante. All’opposto della fenomenologia, fredda
(filosofica) disamina, con la quale viene confuso o si sovrappone.
Europa – Senza Dio e
senza avvenire. E senza passato. Al traino di un mondo globale che si vuole
anch’esso di consumo e accumulazione, ma strumentalmente, anche ancillarmente, in
un arco espansivo e anche conquistatore.
Filosofia
tedesca –
Non c’è una simile cosa, argomenta violento il filosofo tedesco Markus Gabriel
sul “Corriere della sera” contro Donatella Di Cesare – la filosofia è
cosmopolita, apolide, universale, eccetera. Tutto ciò forse non è filosofia ma
è molto tedesco - i giovani tedeschi vanno come i vecchi, simili alle loro nubi
basse, mutevoli e debordanti, alle zusammen, tutti in un verso e
sempre determinati.
Intelligenza – È composita. La logica ne è applicazione
diretta, ma non la esaurisce. Nemmeno la estende. L’analogia è altrettanto
intelligente. Ma anche il fiuto – nel senso proprio, della bestia, l’odorato, e
in quello figurato dell’intuito, o intuizione. La volizione è un’altra applicazione\espressione.
È
la forma dell’esistenza – l’esistenza come viene riflessa (vissuta).
È
sorprendente. L’intelligenza si esprime sempre per qualcosa di inatteso, sia
pure la verità percepibile o realtà delle cose. Non necessariamente, per ciò
stesso, reale o veritiera.
Si
può esercitare in profondità, o in altezza, e anche lateralmente, di sghembo,
con la mossa del cavallo. Ma non con l’esempio di Valéry, uno dei suoi
esercitatori massimi (“Cattivi pensieri”, 24), per l’eccezionalità: “Come (in)
un gruppo di quadrupedi che hanno visto volare via da loro, e al di sopra dei
muri in cui si credono rinchiusi, un loro simile, segretamente provvisto di
ali”. No, l’intelligenza si manifesta (sorprende) tra eguali.
Musica – È invalso
caratterizzarla per l’assenza di senso, e come pura creazione materiale,
sonora. Mentre a un orecchio profano, e dunque al common sense, ha la stessa materialità (senso) della parola, e le stesse
qualità: grammatica, sintassi, etc. Il detto, e anche lo scritto, è sempre
molto musicale: varia per intonazione, pause, assoli, coralità.
La
parola è sonora. Il pensiero va col ritmo – la memoria, e la progettazione – e
le sue armonie (disarmonie, stonature), melodie, melopee. Anche in dialogo
(duetto, quartetto), vocale o strumentale.
Silenzio – “La parola
«silenzio» è la più perversa, o la più poetica: è essa stesa pegno della sua
morte”. Georges Bataille.
Speranza –
È costante e normale. poiché si vive come se non si potesse morire all’istante.
Storia –
È lo storico. È lo storico che diminuisce Napoleone e ingigantisce Montaillou e
il mugnaio del Cinquecento. Con limiti, ma sono i limiti che lo storico si
pone.
È scienza
(capacità, abilità) senza frontiere. Lo storico è un demiurgo – un creatore.
zeulig@antiit.eu
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