lunedì 18 maggio 2015

Secondi pensieri - 217

zeulig

Aforisma – La definizione dell’indefinitezza – il tentativo di. Una rincorsa, come appigliarsi a un lembo di chi sfugge davanti. O una sorta di danza sulle punte, senza musica, senza nemmeno ritmo, attorno e dentro le funzioni dello spirito. In uno spazio senza pareti, e senza fondo. Non c’è finale: si continua la danza, come in surplace.

Antropofagia – Abietta e proibitissima nella sua forma fisica, materiale, è praticatissima e normale in quelle traslate: la guerra dei sessi, la guerra, il pettegolezzo, la calunnia, la politica. Con poche regole, e giusto nello sport. La giustizia, che dovrebbe esserne la diga, ne è la condotta.

Ateismo – Si è a lungo protetto in chiesa, soprattutto nella chiesa cattolica, piuttosto che contrastarla o sfidarla. È vero che gli ateisti non avevano altro dove andare, ma la concezione panteista (materialista, umanista) del mondo e della natura non si concilia con la religione e con Dio, che vogliono essere fuori del mondo.

Curiosità – Dice meglio ciò che Jeanne Hersch e Valéry dicono lo stupore. La compulsione,  il riflesso condizionato, a cercare, a scoprire, a vedere. Tale che il contrario, l’inerzia o accidia, è uno stato morboso e un peccato.

Dio – Si è fatto uomo. Mentre l’uomo spesso si è fatto – e si fa – Dio. Si è fatto uomo più spesso che nei Vangeli.

Esistenzialismo – In precetti, parole e opere è alla sommatoria l’estrema, radicale espressione (personificazione, esperienza) del romanticismo, o dell’ipersoggettivismo - dell’ “ombelico” filosofale. Del soggetto da ultimo introvabile. Trepido, tremulo, idillico, disperato, disperante, angosciante. All’opposto della fenomenologia, fredda (filosofica) disamina, con la quale viene confuso o si sovrappone.

Europa – Senza Dio e senza avvenire. E senza passato. Al traino di un mondo globale che si vuole anch’esso di consumo e accumulazione, ma strumentalmente, anche ancillarmente, in un arco espansivo e anche conquistatore.

Filosofia tedesca – Non c’è una simile cosa, argomenta violento il filosofo tedesco Markus Gabriel sul “Corriere della sera” contro Donatella Di Cesare – la filosofia è cosmopolita, apolide, universale, eccetera. Tutto ciò forse non è filosofia ma è molto tedesco - i giovani tedeschi vanno come i vecchi, simili alle loro nubi basse, mutevoli e debordanti, alle zusammen, tutti in un verso e sempre determinati.   

Intelligenza –  È composita. La logica ne è applicazione diretta, ma non la esaurisce. Nemmeno la estende. L’analogia è altrettanto intelligente. Ma anche il fiuto – nel senso proprio, della bestia, l’odorato, e in quello figurato dell’intuito, o intuizione. La volizione è un’altra applicazione\espressione.
È la forma dell’esistenza – l’esistenza come viene riflessa (vissuta).

È sorprendente. L’intelligenza si esprime sempre per qualcosa di inatteso, sia pure la verità percepibile o realtà delle cose. Non necessariamente, per ciò stesso, reale o veritiera.

Si può esercitare in profondità, o in altezza, e anche lateralmente, di sghembo, con la mossa del cavallo. Ma non con l’esempio di Valéry, uno dei suoi esercitatori massimi (“Cattivi pensieri”, 24), per l’eccezionalità: “Come (in) un gruppo di quadrupedi che hanno visto volare via da loro, e al di sopra dei muri in cui si credono rinchiusi, un loro simile, segretamente provvisto di ali”. No, l’intelligenza si manifesta (sorprende) tra eguali. 

Musica – È invalso caratterizzarla per l’assenza di senso, e come pura creazione materiale, sonora. Mentre a un orecchio profano, e dunque al common sense, ha la stessa materialità (senso) della parola, e le stesse qualità: grammatica, sintassi, etc. Il detto, e anche lo scritto, è sempre molto musicale: varia per intonazione, pause, assoli, coralità.
La parola è sonora. Il pensiero va col ritmo – la memoria, e la progettazione – e le sue armonie (disarmonie, stonature), melodie, melopee. Anche in dialogo (duetto, quartetto), vocale o strumentale.

Silenzio – “La parola «silenzio» è la più perversa, o la più poetica: è essa stesa pegno della sua morte”. Georges Bataille.

Speranza – È costante e normale. poiché si vive come se non si potesse morire all’istante.

Storia – È lo storico. È lo storico che diminuisce Napoleone e ingigantisce Montaillou e il mugnaio del Cinquecento. Con limiti, ma sono i limiti che lo storico si pone.
È scienza (capacità, abilità) senza frontiere. Lo storico è un demiurgo – un creatore.

Traduzione – La traducibilità integrale, tecnica, scientifica, si estende alla filosofia. Una filosofia intraducibile è un controsenso. Succede con la filosofia tedesca per un problema linguistico di fondo: l’articolazione libera e multipla in tedesco dei radicai linguistici (se ne censiscono 2.500), in forme e con esiti illimitati e non catalogabili. Quindi di ardua riproduzione con esattezza, a un orecchio non tedesco. Nietzsche è traducibilissimo perché usa una lingua semplice – e “leggibile” in originale. Kant pure è traducibile. Non lo è Heidegger, per un motivo anch’esso evidente: la riserva mentale.

zeulig@antiit.eu

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