Clinton – La coppia
Clinton è la smentita vivente del presunto puritanesimo della politica
americana. Se Hillary Cliton è, come si vuole, la candidata vincente alle
primarie democratiche e a fine 2016 la prima presidentessa donna della storia
americana. La coppia forse più spregiudicata di tutta la storia presidenziale,
ma anche politica, degli Usa. Sicuramente dell’ultimo secolo, del Novecento – i
Kennedy e lo stesso condannato Nixon inclusi. La fondazione familiare dai
contorni poco chiari riflette le prime esperienze di lei come legale. Lui è pur
sempre uno che ha mentito al Grand Jury, benché onorato ex presidente, conteso
a presenze e convegni con cifre iperboliche - come anche lei: mezzo milione per un discorso sono contributi mascherati da onorario. Da presidente, che mai usò del
potere di grazia e anzi fu fautore della pena di morte, solo la usò a beneficio
di alcuni portoricani quando lei doveva diventare senatrice di New York –
dove i portoricani fanno massa. L’elezione
di Hillary sarebbe un riconoscimento della spregiudicatezza. Della femminilità
forse, ma allora intesa come spregiudicatezza.
Colpo di Stato – È il pattern della politica più frequente.
Letta e Renzi dopo Bersani, le presidenze del consiglio di questa legislatura,
e anche quella di Monti nella legislatura precedente, sono indubbiamente colpi
di Stato. Anche se a opera del presidente della Repubblica forse più
legalitario, Napolitano. Si argomenta che così si faceva nella cosiddetta prima
Repubblica, ma allora con una legge elettorale e un “principio” costituzionale
diverso: che si votavano dei partiti, i quali poi in qualche modo si
accordavano per fare un governo. Mentre ora si vota per un candidato presidente
del consiglio.
L’entrata
in guerra dell’Italia nel 1915, che si sta celebrando, è nient’altro che un
colpo di Stato. Protagonista, prima ancora
della Marcia su Roma, fittizia, lo stesso re Vittorio Emanuele III, pronto e
voglioso. La Camera aveva votato contro la guerra, ma l’Italia entrò in guerra:
trecentoventi deputati si dichiararono contro, sui 523 della XXIV legislatura –
i decisi interventisti non erano più di una sessantina. Capitanati da Giolitti,
l’uomo politico più influente del momento.
Grande guerra - Era contro la
stragrande maggioranza degli italiani. Si fa la storia dell’interventismo, con
un sottinteso di glorificazione, mentre furono più numerosi e più ampie le proteste
degli oppositori della guerra. Giolitti andò dal re per dirgli che il
Parlamento e il paese erano contro. Il re rispose che era incostituzionale
avversare la politica interventista del governo Salandra. Mentre era
incostituzionale sostenerla, contro il volere del Parlamento: lo statuto albertino
era parlamentarista.
È
vero che gli interventisti erano violenti. Ma non venivano perseguiti. Si
perseguivano solo i pacifisti, con gli arresti dopo i morti e i feriti. Giolitti
fu minacciato di morte. D’Annunzio in un comizio a Roma incitò la folla ad attaccarne
l’abitazione, e a uccidere quel “boia labbrone”. Manifesti furono affissi che
lo ritraevano di spalle come davanti al plotone di fucilazione dei disertori. La
Polizia di Roma si disse impotente e proteggerlo, e lo costrinse a tornarsene in
Piemonte. Montecitorio fu assaltato da bande in interventisti, che ne
devastarono gli arredi.
Si
fece la guerra per liberare Trento e Trieste che non volevano essere liberate, e
sarebbero state felici dello statuto di zona franca o di enclave. Immolando
almeno un milione di poveracci che non c’entravano nulla, sul totale di un
milione 240 mila militari morti. In una guerra di incapaci e balordi.
Si
discute la riabilitazione dei condannati a morte durante la guerra. Si fa una
cifra di circa 1.100 giustiziati, e si lascia intendere che erano disertori. Ma
erano anche obiettori e ammutinati, per l’incapacità dei comandi e l’orrida gestione
del personale - per esempio quelli della brigata Catanzaro, ammutinati dopo dieci
campagne di fila in prima linea, quasi due anni, senza mai un turno di riposo,
con gli effettivi più volte dimezzati.
In
realtà i soldati processati nei tre anni del conflitto furono 262.481. Più
61.927 civili e 1.110 prigionieri di
guerra. In totale furono processate 325.527 persone. Si conclusero con la
condanna a morte 4.028 procedimenti, 1.100 furono eseguite. Ma queste sono le
cifre dei Tribunali di guerra. Bisognerebbe mettere nel conto il gran numero di
soldati passati lestamente per le armi durante la ritirata dopo Caporetto, o per
insubordinazione – la repressione della brigata Catanzaro fu fatta così: 28 i
Carabinieri presero a caso e fucilarono, senza nemmeno un vero plotone di
esecuzione, in uno stanzone (un’anticipazione delle decimazioni, che tanto orrore
ancora suscitano nell’applicazione che ne fece la Wehrmacht tedesca durante l’occupazione),
123 li mandarono al Tribunale di guerra. Centinaia, forse migliaia, furono i soldati, sottufficiali e ufficiali fatti passare per le armi, più spesso da uno o più Carabinieri, dai comandanti sul campo, di compagnia, di reggimento o di brigata.
Mondialatinizzazione – Neologismo
coniato da Jacques Derrida nei primi anni 1990, di rapida obsolescenza. La
globalizzazione o mondializzazione il filosofo vedeva di matrice occidentale,
l’Occidente vedeva naturalmente europeo, e l’Europa latina. Mentre: 1)
L’Occidente era ormai, crollato il mondo comunista, europeo, solo americano, e
l’America proiettata nell’area del Pacifico: la globalizzazione si faceva tra
gli Usa e le potenze (“tigri”) asiatiche, alle quali aprirono la World Trade
Organisation e il libero scambio. 2) L’Europa rinunciava, istituzionalmente (la
commissione Giscard d’Estaing per la costituzione europea), e di fatto (a
Bruxelles, Francoforte, e nella doxa,
l’opinione pubblica) alle radici mediterranee e latine, per un composto
celtico, germanico, ugrofinnico. Un poco anche slavo, ma allora anch’esso barbarico,
non della terza Roma. Anche politicamente, si fa un vanto
dell’antilatinizzazione. In chiave di egemonia, Nord contro Sud.
Si
può pensare l’antilatinizzazione come a un riequilibrio, o a un gioco di
bascula – a un’azione una reazione. Ma l’identificazione latina e mediterranea
era culturale, il ribaltamento è solo di affari e potere (chi comanda a
Bruxelles e Francoforte), non si propongono modelli ideali, filosofici,
giuridici, religiosi nuovi o diversi.
Moro – Latita nel culto del nome,
dell’immagine, singolarmente una biografia. Non c’è nemmeno una ricerca o
ricostruzione dei suoi momenti politici discriminanti, anche se tanti storici
hanno fatto carriera universitaria e politica nel suo nome. Che furono molto e
importanti: il distacco dai “dorotei”, il centro amorfo della Democrazia
Cristiana, la costruzione di un’alterità a Fanfani,il nemico dei dorotei, la
devitalizzazone del centro-sinistra, la copertura delle ansie golfistiche di
Segni, la difesa anche impudente, comunque coraggiosa, della Dc negli scandali
dei primi anni Settanta, il compromesso storico con Berlinguer in pura chiave
dorotea, del non fare, in concorrenza con Andreotti. Le stesse lettere dalla
prigionia vengono ridotte a fenomeno editoriale, come le lettere di un
qualsiasi condannato a morte, senza nessun contesto. Si può capire che non
bisogna parlare del “Moro deve morire” di Berlinguer, altra immagine sacra. Ma
di Andreotti?
Violentissimo
fu l’attacco di Andreotti a Moro nella
seconda metà del 1974, quanto si preparava lo sganciamento della Dc dal
centro-sinistra con il Psi – era l’epoca dei governichi Rumor e dei Bertoli in
libera uscita, terroristi atipici.
Ombra – Si può sempre trovare rifugio
all’ombra in Grecia, in campagna, in città (orientamento delle strade, allineamento
degli edifici), perfino, arrivando di buon’ora, nei archeggi, un parte è
studiata per l’ombra. Non si può in Turchia. E questo misura, in due paesi ugualmente
“estivi”, la loro profonda differenza, benché contigui, di cultura e mentalità
(personalità. V. Corbin 292-293. Dal tempo di Platone, che elogia il platano -
nomen omen?
Nonché
dai greci fannulloni, molli, l’ombra era apprezzata anche dai rozzi, robusti e
indaffarati romani. Da Orazio, da Virgilio – autore di suo di “Bucoliche” e di
“Georgiche”, prima di diventare il poeta ufficiale della storia augusta.
Lo
stesso avviene in Spagna – avveniva, prima che fosse cementificata, seconda
casa dell’Europa di Mezzo. Cervantes non amava le ecloghe, le pastorali e gli
alberi – a don Chisciotte fa celebrare le pastorellerie arcadiche per ridere -
prima dell’avventura coi maiali. Ma al Sud il regno arabo di Granada aveva lasciato
tracce durevoli di giardini, domestici e pubblici, e piazze alberate.
Razzismo - L’umanità su
basi zoologiche, come l’“Osservatore Romano” la bollò nei coraggiosi anni
Trenta, fu tema del Settecento, che volle farne una scienza: i neri non
lavorano, sposereste una nera, i neri puzzano, per non dire degli ebrei,
impossibile rifare Voltaire, li mise a punto il secolo dei Lumi, compreso Kant,
malgrado la nota prudenza - Kant non sognava, e non sudava, ci stava bene
attento, così pure a sputare e, pare, a eiaculare, per non sprecare energie.
Una
università anglo-tedesca fu fondata a questo fine a Gottinga nel 1734, per indagare
e proporre le radici della superiorità europea.
astolfo@antiit.eu
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