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martedì 9 giugno 2015

Il mondo com'è (219)

astolfo

Deterrenza – Suole definirsi come l’ “equilibrio del terrore”, e lo era. S’ipostatizza nell’accordo Abm, Anti Ballistic Missile, i missili intercontinentali, del maggio 1972, tra Usa e Urss. Probabilmente il primo accordo tra le superpotenze a cui l’astro nascente Kissinger ha messo mano. Il nocciolo dell’accordo era l’impegno a non costruire sul proprio territorio più di una base antimissilistica, e comunque a non coprire tutto il territorio nazionale. L’impegno, cioè, a una difesa limitata. S’intenderebbe la difesa nazionale doverosamente come la più ampia possibile, e invece l’impegno era a tenerla ridotta.
La pace si mantiene se ognuno dei potenziali contendenti resta vulnerabile? Una logica masochista, che tuttavia ha funzionato, ormai per mezzo secolo. E potrebbe aver neutralizzato definitivamente l’arma atomica – gli “Stati canaglia” si governano con la forza.

Khomeini – Un realista, nazionalista. Urbano, politico, “occidentalizzato” - dell’Occidente parlava la “lingua”. È d’uso far risalire il fondamentalismo islamico, nelle accezioni estremiste dei talebani, del Gie algerino, di Al Qaeda, e ora dell’Is all’ayatollah che nel 1978 rovesciò lo scià dell’Iran. Mentre Khomeini e i suoi primi collaboratori erano conoscitori, spesso profondi, delle ideologie, le istituzioni e il diritto occidentali. Rispetto ai quali si conformavano nella dialettica e non nel rifiuto.
Il fondamentalismo è di matrice diversa. Nasce nel wahabismo, cioè nella tribù e nel deserto, e si forma nella guerra contro il miscredente russo-sovietico. 

Occidente – Si è ridotto a poca cosa, al castello di Elmau, ma anche prima. Si è ridotto a 7 da 8, escludendo la Russia dopo averla ammessa. La Cina, che governa il mercato, e anche un po’di Oceano Pacifico, non ne è mai stata parte e non ci pensa. Di India nemmeno a sentirne parlare, o della Corea e le altre “tigri” asiatiche. In compenso ne fanno parte Canada e Italia, che contano poco economicamente e nulla militarmente e politicamente.
Nulla anche vi si decide: sulla Liba, la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, i 200 mila sbarchi l’anno nel Mediterraneo dall’Africa e dall’Asia, l’Ucraina, le sanzioni contro la Russia. Cioè si sa cosa bisogna fare ma non se ne discute: l’agenda reale è quella che Washington ha deciso. L’Occidente è stato nella guerra fredda il paravento degli Usa, che ora non ne hanno più bisogno e lo trattano da accessorio.

Il G7 in Baviera, molto curato dal governo tedesco e dall’opinione in Germania, con schieramenti di polizia ingentissimi per tenere le proteste distanti un raggio di quattro km., per decidere di riportare le emissioni di gas serra al livello del 2010 sembrerebbe una commedia. Una commedia all’italiana, con ruoli e canovacci noti e stereotipi. E forse lo è: Obama dà sempre l’impressione di rappresentare se stesso, gigione, come pure Merkel, mentre nessuna sorpresa è possibile dai comprimari, Hollande, Renzi, Cameron (gli altri non si sa nemmeno chi siano).
I sette hanno parlato di Russia, di armamenti, di missili, e di guerre islamiche, ma hanno deciso di far sapere fuori che si occupano dell’inquinamento? È possibile. È pure possibile che dell’immigrazione nel Mediterraneo e della crisi economica non abbiano nemmeno parlato. Più probabile è che di queste cose solo gli Usa si parlino, tra sé e sé, e agli altri non dicano nemmeno nulla. Nell’una e nell’altra ipotesi, piccola cosa.

Renitente – Cattivo soldato per antonomasia è l’italiano. Ma dopo il 1915: per due motivi. Il “tradimento” del 1915, degli Imperi Centrali, Austria e Germania, che crearono il cliché. Dopodiché la pubblicistica inglese trovò conveniente adottarlo, nel Mediterraneo dapprima, e in Africa dopo l’impero del 1936, dapprima nell’Africa Orientale e poi in Libia. Dove gli italiani furono i soli che combatterono a El Alamein, i britannici fecero incredibili errori con i battaglioni corazzati, Montgomery vinse solo perché i tedeschi di Rommel si sfilarono, per non impolverare le loro autoblindo.
La cattiva fama del soldato italiano è recente. Peraltro perdura ora solo in Italia. Prima il cattivo soldato, nell’opinione corrente, fu per molti secoli il francese. Con la breve parentesi napoleonica, ma anche in quegli anni non senza episodi di indisciplina e incapacità. A lungo, dal tempo del “De bello gallico”, si caratterizzarono i francesi come spacconi, che attaccano briga con veemenza e alla prima risposta se la squagliano.

Ci furono molti più renitenti e ammutinati in Germania nel corso della Seconda Guerra mondiale che fra le truppe italiane, in assoluto e in rapporto egli effettivi. Anche se il conto esatto non si fa, e dell’argomento non si parla, non in Germania. Lutz Klinkhammer, lo storico dell’occupazione tedesca in Italia, opera più letta in Italia che in Germania, ne censisce molti casi. Qualche romano ricorda ancora quando nel 1944 si diffuse la notizia della fine della guerra e i soldati tedeschi buttavano via le armi dalla gioia. I casi d’insubordinazione e di coscienza furono moltissimi lungo la Linea Gotica apprestata da Kesselring, quella delle stragi poi impunite, che divise l’Italia a metà 1944, da Massa ad Arezzo e a Pesaro. La Wehrmacht fece stragi di civili e anche di ammutinati e renitenti.

Scoperta – È il trend: si trova poco ma si scopre molto. Nel senso dell’effetto annuncio – quante soluzioni non ci sono già state per l’Alzheimer, il Parkinson  e gli stessi tumori? Siamo tutti ricercatori, e la ricerca deve scoprire. Compresa l’origine dell’universo col sincrotrone. Bombardando la materia coi miliardi.
È anche una scoperta che fa a meno dell’intelligenza: lavora alla catena di produzione, onestamente guadagnandosi lo stipendio con l’applicazione.

Wikipedia - È più avventurosa, e quindi poco affidabile, nel senso della “verità” ultima, ma è, oltre che di più rapido accesso, più “significativa” che non la Treccani o l’Enciclopedia Britannica. Dice più cose, di senso più immediato e aggiornato, accessibili (scrittura, terminologia, illustrazioni).
E viceversa, conferma che internet non è un’altra cultura, un’altra tradizione, seppure nuova – un
altro inizio. Ma un’innovazione.

astolfo@antiit.eu

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