Fondamentalismo – “Quando un
conflitto s’incarna in una fazione religiosa o eretica”, nota lo storico
antichista Paul Veyne in margine al suo “Foucault”, e sulla traccia di Bernard
Lewis, l’arabista, “la religione non è né la sua origine né la sua copertura
ideologica, ma la sua espressione solenne; e come pure in Occidente, si
esprimerà in una teoria politico sociale”. Ma con limiti, nel caso dell’islam:
“Essere mussulmano è appartenere a una comunità dei credenti, a una causa
santa, la quale è multietnica e politicamente divisa, spesso conflittuale;
tuttavia, contro gli Infedeli, i Credenti di ogni nazionalità formano o
dovrebbero formare un gruppo solidale i cui membri devono o dovrebbero
prestarsi mutualmente manforte”.
Giovanni Paolo II – Santo, ma dimenticato,
anche per il decennale della morte l’altro mese. Il papa della storia, delle
moltitudini, che ora fanno tendenza, e dei record. Il pontificato più lungo e
più denso, del Novecento e anche oltre. Con un numero ineguagliato di discorsi,
messaggi, encicliche, lettere apostoliche.
Viaggiatore ineguagliato fuori di Roma. Capace di parlare alle folle
cristiane e non cristiane, ai diplomatici e ai poveri. Uno che ha vissuto, in
prima persona, “al fronte” come oppositore, sia il nazismo che il comunismo,
Con un ruolo non minore nel rovesciamento di quest’ultimo, ispiratore e protettore
di Solidarnosc.
Manager – È d’uso contestarli per le remunerazione, a
sei zeri. Mentre privilegiano potere e considerazione. Più di tante ville,
supercar e barche da 25 metri non possono acquistare, né possono godersele,
questione di tempo. Mentre a ogni istante soffrono ansiosi per il potere e la
considerazione.
Sono un caso patente della labilità del potere:
anche assoluto, è sempre in equilibrio instabile.
Moro-Andreotti 2 – Una
sintetica cronologia per situare gli eventi. Andreotti, fallito alle elezioni
del 7 maggio 1972, le prime elezioni anticipate della Repubblica, il suo progetto
di indebolire la destra missina (Il Msi raddoppiò i voti), col governo di
centro-destra inedito per la Repubblica da lui formato l’anno prima con i fuoriusciti
del Msi, cede il governo a Rumor. Dieci mesi dopo però rientra, provocando un rimpasto
che lo porta nel quinto governo Rumor come ministro della Difesa (14 marzo
1973-23 novembre 1974). Nell’autunno del 1974 provoca la fine del quinto Rumor
attaccando Moro. A Rumor succederà proprio Moro, con due governi di fila, ma con
Andreotti al Bilancio (23 novembre 1974-29 luglio 1976). Fino a quando Moro non
cederà il governo direttamente a Andreotti, a fine luglio 1976, col primo
governo sostenuto dal Pci. In tutt’e tre le esperienze, Andreotti si mosse in
sintonia col Vaticano di Paolo VI, e con l’ambasciata americana. Nessun dubbio
che Andreotti fu la scelta di Kissinger, dell’ambasciatore americano e della
presidenza Ford, una sorta di condizione sine
qua non, per il governo imprescindibile col Pci di Berlinguer.
La
guerra tra Moro e Andreotti , ma piuttosto di Andreotti a Moro fu pubblica e
durissima, a partire dalla seconda metà del 1974, seppellito politicamente,
anche se formalmente ancora al governo, il centro-sinistra. In estate Andreotti, chiusa la crisi di governo aperta per portarlo alla
Difesa, pronto rientra in gioco. Al segretario di Togliatti spiega che il
terrorismo è a destra, sotterrando il suo governicchio. E tanti golpe cita,
genera, resuscita, lui che la destra e i servizi pratica meglio di tutti. Nel
mirino il capo dei servizi segreti, generale Miceli, forse (così sarà alla fine)
incolpevole ma uomo di Moro. :
Per la forma la crisi di governo era stata
aperta dai socialisti, avendo il ministro socialista Giolitti dichiarato che i
vincoli di un prestito del Fondo Monetario Internazionale non erano applicabili
all’Italia, e che anzi l’inflazione si vince allargando la spesa. Andreotti
lesto s’è infilato e la crisi si è chiusa. Fanfani, che aveva tentato di
mettersi di traverso quale capofila della destra, era stato zittito con
puntuale rievocazione del caso Montesi.
Dei
golpe denunciati in serie si sa all’epoca che è stratega il generale Maletti,
vice di Miceli per conto di Andreotti. Con Borghese, Gheddafi, Delle Chiaie,
“la massoneria”, l’ingegner Francia, Cavallo, Rocca, Cefis, e i cani sciolti, Pacciardi,
Sogno, Fumagalli, bersagli convenienti a entrambi gli schieramenti Dc - Sogno e
Pacciardi, poi insieme nella Resistenza, si erano fatti la guerra in Spagna. Maletti è quello
che ha dato il passaporto, con comodo
vitalizio, a Giannettini, l’agente Zeta, l’autore di “Tecniche di guerra rivoluzionaria”, già spia dell’Oas, per farlo fuggire
dal processo per piazza Fontana. I golpe si denunciano a settimane alterna sul “l?Espresso”
e su “Panorama”.
A
un ceto punto parla anche Maletti con l’ “Espresso”, sciolto dalla
riservatezza, per denunciare “gli eredi del
golpe Borghese”, che anch’essi progettano
un colpo di stato: bande di odontotecnici, commercialisti, pensionati e guardie
forestali. L’elenco di Maletti è soprattutto interessante per i tanti “generali
in servizio”, sia delle forze armate che dei carabinieri, suoi superiori in
carriera, che partecipano ai golpe. Chi sono Maletti non lo dice, per rispetto,
dice, delle gerarchie, li lascia indovinare. C’è anche il generale Miceli, il
suo capo, l’uomo dell’onorevole Moro?
Maletti era in Grecia quando Papadopulos
fece il golpe, il golpe della Cia. Il nome peraltro viene da lontano. Si devono
al maresciallo Graziani tutte le pratiche antiumanitarie che verranno in
giudizio presso i tribunali internazionali: le rappresaglie con decimazioni e
ostaggi, i campi di concentramento, la deportazione delle popolazioni, la colpa
dei vinti, moderno Sippenhaft, e i
defolianti e, in Libia, l’esecuzione dei resistenti per lancio senza paracadute
dall’aereo. In Etiopia, dopo un attentato, Graziani ci pensò su una diecina di
giorni e il 19 giugno ‘37 fece accoppare tutti i monaci del convento di Debré
Libanos, 297, più 129 diaconi e 23 laici, 449 in totale: l’eccidio lo curò un generale
Maletti.
Dopo
Brescia, Andreotti destituì Miceli, e minacciò di farlo arrestare. Contemporaneamente
Gelli, capo della P 2 già noto ma non ancora esecrato, faceva girare due carte.
Una su un dossier Mi-Fo-Bia-Li, un accordo di Miceli con Gheddafi nel 1971,
petrolio contro il blocco della armi ai golpisti libici dl “Principe nero” (un
discendente dell’ex re?), l’altra un appello a una riforma costituzionale che
spazzasse via i partiti e la corruzione, da realizzare mediante una intesa di
Andreotti con Berlinguer. (continua)
Olocausto – Volontario oltre
che (più che?) obbligato, regolamentare. Effetto delle decisioni dei singoli comandanti,
della Wehrmacht più che delle SS (dell’esercito più che della polizia politica).
E delle insistenze delle autorità locali, specie in Francia e in Olanda: dei
sindaci e le autorità di polizia locali, e dei notabili. Irène Némirovisky fu
arrestata malvolentieri dalla Wehrmacht nel paesino del Morvan dove era sfollata
e risiedeva da due anni, Issy-l’Évêque. Il marito e le figlie furono ricercati
solo tre mesi dopo – la scuola delle figlie poté nasconderle perché preavvisata.
In
Francia, e anche in Germania, molte famiglie ebraiche hanno potuto passare la
guerra e le razzie indenni. Una zia di Irène Némirovsky e il marito Abraham Kalmanok,
due ebrei molto religiosi, hanno passato la guerra in una casa di riposo russa
fuori Parigi. La madre di Irène Némirovsky nel suo grande appartamento a Parigi,
e nella sua villa a Cap d’Ail.
Ratzinger – Il papa della
rinuncia veniva dallo scetticismo, quasi. Già in “Rivelazioni e tradizione”,
1965, il suo primo libro pubblicato, scriveva: “Non è che una serie di ostacoli
storici - tra i quali soprattutto bisogna
menzionare l’esecuzione di Stefano, quella di Giacomo, come pure, finalmente e
in modo decisivo, l’imprigionamento di Pietro e la sua fuga - che hanno portato
a creare la Chiesa invece del Regno (celeste)”.
Razzismo – Quello “scientifico”
si è formato su Spencer, sul darwinismo sociale – anche quello di Hitler. Talvolta
senza astio né pregiudizio.
astolfo@antiit.eu
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