venerdì 19 giugno 2015

James Pallotta un po’ Turturro

Un po’ lo ripete somaticamente, l’occhio remoto, triste, e i riccetti, un po’ ne sarebbe l’incarnazione reale, l’investitore sbucato dal nulla per salvare la ditta. È così che uno si chiede: Nanni Moretti non avrà inventato il Turturro di “Mia madre” dall’avvocato Pallotta?
Avvocato poco praticante, e miliardario senza i miliardi, oltre che italo-americano che non sa nulla d’Italia,  Pallotta è forse un po’ di più di Turturro, se è stato scelto da primaria banca, Unicredit, quale intestatario del pacchetto di controllo dell’ As Roma. Ma niente di più.
Tutto finora quadra. Intestando l’As Roma a Pallotta, Unicredit ha potuto sottrarre alla massa degli insoluti i debiti della famiglia Sensi.  L’As Roma è salva e ha una proprietà. Nominale, ma in grado di far marciare le cose: i bilanci, gli acquisti, le cessioni, i conti. E tutto si risolverà per il meglio se il progetto dello stadio di proprietà partirà, come ha detto Pallotta, a dicembre. I capitali affluiranno copiosi, per il club di calcio, e per la proprietà reale, di Unicredit.
Si dice stadio di proprietà, ma è un progetto immobiliare su 125 ettari. Di periferia (Tor di Valle) ma integrati alla città. Con uno stadio, naturalmente, ma con almeno 50-60 ettari edificabili. In parte già progettati: un Business Park di una diecina di mega costruzioni da uffici, sormontate da tre torri-grattacielo firmate Daniel Liebeskind, l’archi-star – una delle quali prenotata da Unicredit. Con un collegamento autostradale a Fiumicino e alla Via del Mare. Un investimento da 1,5 miliardi in due anni, già probabilmente nervosi al via, tanto l’ffare si presenta goloso.
Un po’ poi, però, Pallotta richiama Turturro. Quando si pensa che la Consob non ha mai chiesto un briciolo d’informazione sulla proprietà di una società quotata quale è l’As Roma.  

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