E.F.Benson,
prolifico scrittore inglese del primo Novecento, tornando in Italia all’inizio
del suo “Up and down”, maggio del 1914, prova la strana sensazione, che non sa
spiegarsi, sbucando in treno dai tunnel alpini, di “essere arrivato a casa”.
Robert Byron nel
suo primo libro, dieci anni dopo, “L’Europa vista dal parabrezza”, dice la stessa
cosa, che anche lui non sa spiegarsi: “L’idea che l’Italia ci appartenga, come
per diritto di nascita, allo steso modo come le grandi opere d’arte sono
patrimonio della civiltà, è solo una convinzione comune ai popoli di tutte le
nazioni, o c’è piuttosto qualche similitudine tra l’isola e la penisola?”, tra
la Gran Bretagna e l’Italia: “Non proprio una somiglianza, ma un’affinità magari
dovuta alla loro netta distinzione rispetto al resto dell’Europa? È possibile
si tratti di una qualità troppo elusiva per riuscire a definirla” E aggiunge:
“In Francia, le località turistiche si anglicizzano. In Italia i visitatori si
italianizzano”.
L’Italia “tagliata”
dalle Alpi, marginale all’Europa seppure ne sia all’origine, perché non
pensarci?
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