Annegato qualche anno fa in un’antologia
del noir (“Cocaina”), un grazioso apologo
dell’autore che si vede scritta (vissuta, raccontata) l’opera cui ambisce al bar, da una
sconosciuta. Delle pene d’autor perdute, dunque, o dell’occasionalità della
“creazione”. Con alcune confidenze dello scrittore-giudice: la tassonomia del
confidente di polizia, l’art. 40 del codice penale, la donna poliziotto.
In realtà è un apologo dell’invenzione
al quadrato, e anche al cubo - l’aneddoto in sé è ricorrente nella cronaca.
Gianrico Carofiglio, La velocità dell’angelo, Il Sole 24
Ore, pp. 77 € 0,50
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