Il
calcio è un business in forma di sport. Un business dello sport. Questa è la
prima verità. In Italia è dominato da Berlusconi. Più delle televisioni. Anche
come profitto, sicuramente come potere. Attraverso la Lega di Beretta, cioè di
Galliani, la Federazione di Tavecchio (Tavecchio!) e Lotito, e gli arbitri del
famiglio Collina. Gli altri sono complici o fresconi. Potrebbe essere il caso
degli Agnelli-Elkann, nella migliore delle ipotesi, i soli a non capire che il
calcio è immagine, non da ora: fuffa, e moviole truccate - Berlusconi li ha
sempre messi nel sacco, fin dai tempi dell’Avvocato, parte della trasmigrazione
di Torino, capitale degli affari, a Milano..
La
Juventus doveva andare a Berlino per tirare la volata a Canale 5. E per
moltiplicare gli abbonamenti in vista della privativa Champions che Berlusconi
si è assicurata – con una “scaletta” precisa, la finale di Champions 2016, il
primo anno dell’esclusiva, sarà a Milano. Ma non vincere - sarebbe diventata
potente e poteva sparigliare.
Tutto
questo è risaputo e tenuto da conto nelle redazioni Mediaset. Il”vecchio” tifo
sì, il “vecchio” calcio delle vecchie glorie, tutto finezze e gladiatori, ma
fino a un certo punto. Alcuni commentatori si trovano a disagio, Sacchi,
l’onesto Serena, Tacchinardi. Ma Berlusconi è un ottimo uomo d’affari, di
questo non si può dubitare – ha appena venduto il niente di una non-entity per mezzo miliardo. E, non si
dice, ma ha già condiviso i diritti Champions, con un profitto, con Sky (la
cosa è stata camuffata con le celebrazioni dei due “figli”, di Sky e Mediaset).
Non si può contrastare.
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