La
decisione della Consulta sulle pensioni, che prescinde dai vincoli europei, e
la risposta del governo, di mantenere la questione entro quei vincoli, delineano
due diverse concezioni della sovranità all’interno dell’Unione Europea. Una la
considera residuale, sottoposta cioè all’imperio dell’Unione, l’altra considera
residuale l’Unione.
Di
questa seconda posizione è alfiere la Corte costituzionale tedesca. Che ha sempre
operato nell’ottica di adattare il diritto europeo al testo costituzionale della
Repubblica federale. Non nel senso di rifiutarlo, ma di conformarlo al testo fondamentale
della Germania. Della prima posizione è sempre stata capofila, per così dire, proprio
l’Italia. Nelle parole di Sabino Cassese, ex giudice costituzionale, del suo
recente “Dentro la Corte”: “La giurisprudenza italiana, specialmente negli
ultimi anni, ha ribadito ed esteso i vincoli che derivano dal diritto europeo
per il diritto italiano”.
La decisione
della Consulta è l’avvio di un ribaltamento anche in Italia del concetto di sovranità
nazionale subordinata al vincolo
europeo? La lettura corrente - a cui lo steso presidente pro tempore della
Consulta, Criscuolo, ha dato credibilità - è che la decisone sulle pensioni è
stata una sciatteria, poco considerata. L’Italia istituzionale continua a ritenersi
cancellata nell’Unione Europea.
Le due
differenti concezioni della sovranità, la “tedesca”, per semplificare, e l’“italiana”,
riflettono anche un diverso modo di stare dentro l’Unione Europea. La concezione
“italiana” è come un’abdicazione di principio, per professione di europeismo,
quella “tedesca” una considerazione delle fattispecie caso per caso.
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