L’America
(ma non c’è più la Cia?) denuncia troppi traffici con la Russia per il
petrolio. Mettendoci di mezzo qualche broker
vagamente americano, ma sottintendendo che il traffico è opera di mediatori
europei. È possibile, anzi è probabile: l’effetto delle sanzioni è di favorire
la mediazione.
L’esperienza
personale dice che precedenti sanzioni, contro Cuba e contro l’Iran, hanno solo
favorito il caroprezzi e gli importatori-esportatori. Poco a Cuba, una miseria,
l’isola è un mercato piccolo e non aveva niente da vendere, se non lo zucchero di
canna, in un mercato in sovrapproduzione. Ma anche su quello gli importatori
europei e sudamericani hanno realizzato “creste” cospicue, sotto il manto della
solidarietà. Con l’Iran era diverso. Si comprava petrolio greggio, si vendevano
prodotti petroliferi raffinati, tutta roba ad alto valore aggiunto. Mentre nel
commercio al dettaglio le sanzioni hanno arricchito i famosi bazarì, i commercianti del bazar che lo scià disprezzava. Le sanzioni li hanno
irrobustiti a fulcro della borghesia nazionale, pilastri sociali e politici del
khomeinismo - provveditori primari delle decime del venerdì direttamente nella
case e le casse degli ayatollah, a uso dei poveri e della lotta politica.
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