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Appunti - Sono utili e
inutili, specie se non si rileggono. Servono
a fissare l’attenzione più che la memoria – cioè la memoria indirettamente
fissando l’ascolto o la lettura per alcuni secondi. I greci che annotavano
tutto, di chiunque professasse una saggezza in qualche modo speciale, filosofi,
santoni, politici – i presocratici sono
tenuti in vita da appunti sparsi – chiamavano i loro appunti apoftegmata, i detti, l’annotazione dei
detti.
Bisanzio – Trascurata e quasi dimenticata, ha in Italia presenze
eccellenti, perfino dal punto di vista imperiale, o politico. Ravenna Robert
Byron dice “il luogo più sconvolgente d’Europa”. Con Roma, Palermo, etc, ma a
Ravenna è un’altra cosa: “Per un artista rappresenta l’assoluta eccellenza”.
Citazione – Stabilisce la
solidità della ricerca scientifica – il numero di citazioni, Impact
factor. Molti presocratici e poeti
sopravvissero in antico, tra la Grecia e Roma, in virtù delle citazioni. Sono anche parte del “testo”, in quanto
motore dell’ermeneutica.
Dante - “La monade umana più completa che sia esistita”, lo dice lo
storico Paul Veyne, “”che s’interessava a tutto e faceva una passione di
tutto”. Lo dice alla fine, tra parentesi, del suo lungo omaggio a Foucault, ma
con esattezza.
Manca un Dante bizantino. È mussulmano,
matematico, fedele d’amore, esoterico e massone in anticipo, ma non bizantino,
eppure fu a Ravenna, alla corte di Guido Novello da Polenta, vi passò coi
familiari gli ultimi anni agiati, e vi morì.
Elegia – È il genere più abusato. Enzensberger, “Considerazioni del
signor Zeta”, ne cita a sorpresa di Marx, Stalin e Heidegger. Ma anche di Hiter
se ne potrebbero estrarre, ritmate e a fondo idilliaco seppure non in versi,
dal “Mein Kampf”. È la forma più
soggettiva – ombelicale, compiaciuta.
Elettronica – Implica la
scomparsa del “testo” – e quindi della filologia? Non c’è più la prima stesura,
le riscritture, le varianti, la stessa grafologia.
Futurismo – Dimenticato in Italia, liquidato dai più come fascista,
i libri di Marinetti sono ai remainders, è studiato e fa testo in Francia. Dai
testi minimi a larga diffusione al culto che gli ha votato Giovanni Lista, ora
culminato in un librone “definitivo” di 2.208 pagine, “Le futurisme. Textes et
manifestes, 1909-1944”.
Filologia – In “Leonce e
Lena” si è letto a lungo che Valerio pregava per una “religione futura”, finché
qualcuno non lesse il manoscritto di Büchner e trovò che invece pregava per una
“religione comoda” – la differenza era fra kommende
e kommode.
È
esercizio inesauribile. Specie per i refusi. Se Yeats scrisse “soldier Aristotle” o “solider Aristotle”, e se l’ozio è indispensabile
al mondo o l’odio, il correttore di bozze è corruttore, e i torchi gemono,
oppure i turchi, o i tirchi.
Joyce
è pieno di possibili riscritture-riletture. Che però si possono dire
“progettuali”, lo scrittore si vuole “aperto” cioè ambiguo – quando non sono
volute, create artificiosamente.
Italia - E.F.Benson,
prolifico scrittore inglese del primo Novecento, tornando in Italia, all’inizio
del suo “Up and down”, maggio 1914, prova la strana sensazione, che non sa spiegarsi,
sbucando in treno dai tunnel alpini, di “essere arrivato a casa”. È la stessa
idea che ha Robert Byron nel suo primo libro, dieci anni dopo, “L’Europa vista
dal parabrezza”, e anche lui non sa spiegarsi perché: “L’idea che l’Italia ci
appartenga, come per diritto di nascita, allo stesso modo come le grandi opere
d’arte sono patrimonio della civiltà”.
Furono in uso in Inghilterra nel
primo Novecento i Medici prints: stampe,
cartoncini, biglietti di auguri che raffiguravano capolavori dell’arte
italiana.
Machiavelli – Busi (“Sodomie in corpo 11”) lo legge accosto a
Laclos, ricavandone una comune strategia di scrittura. Con questa conclusione:
“Machiavelli celebra nel segreto della propria accidia l’autonomia della parola
dal potere politico che vuole piegarla a sé, e non l’autonomia del potere
politico (la sua impunità) dalla morale”. Un richiamo forse più valido per il
comune libertinismo – del pensiero e della parola, non nel’accezione volgare
della licenza sessuale.
Pound – Fu fascista, senza dubbio. Non nei comportamenti, era un
americano eccentrico in Italia, se non per le trasmissioni alla radio in
guerra. Ma nei convincimenti sì.
Saul Bellow lo voleva meglio pazzo
che fascista e antisemita. Lo scrisse in una delle lettere che ora si
pubblicano, il 7 gennaio 1956, a William Faulkner, che alla fine di un convegno
del People-to-People Program (inteso a favorire l’emigrazione dai paesi
comunisti europei verso gli Usa), aveva invitato gli scrittori a impegnarsi per
la liberazione di Pound dal manicomio. “Caro sig. Faulkner”, la lettera è
risentita, “Se (Pound) fosse sano dovrebbe essere processato di nuovo come un
traditore; se fosse matto non andrebbe rilasciato solo sulla base del
presupposto che è un poeta. Nelle sue poesie e nelle sue trasmissioni Pound ha
invocato la sciagura per gli Ebrei e ha predicato l’odio e l’assassinio”. Né servirebbe per la propaganda nella guerra
fredda: “Gli europei lo prenderebbero come un sintomo reazionario. In Francia
Pound sarebbe stato fucilato”. Né vale l’argomento del diritto speciale per i
poeti: “Liberarlo perché è un poeta? E perché mai? Forse poeti migliori di lui
sono stati sterminati. E non diciamo una parola per loro?”.
Alla lettera di Bellow Pierluigi
Battista obietta: “Ma quella predicazione valeva tredici ani di un uomo
considerato pazzo e sottoposto a terapie medico-psichiatriche che di frequente
oltrepassavano la soglia della crudeltà”, cioè erano crudeli.
Ma Pound fascista lo era e lo sarà.
Ammiratore di Mussolini, Hitler e Oswald Mosley. Fu più volte in Italia, ma vi
stabilì nel 1924 per il fascismo, di cui apprezzava tutto. Anche l’antisemitismo,
al modo sempre di Mussolini, o del primo Novecento europeo, superficiale più
che cattivo, ma costante. E lo disse, a tutti i suoi interlocutori, negli ani
de fascismo e dopo, dopo la liberazione dal manicomio, quando pubblicamente si
trincerò nel silenzio. Le sue simpatie erano inalterate, lo sanno i familiari e
i pochi che ebbero accesso alla sua fiducia.
Proust – Senza amore, malgrado le migliaia di pagine – c’è la
nostalgia, ma di una mancanza. E senza sesso. Questo c’è, ma per sentito dire –
sembra da repertorio, manualistico, specie quello gay?
L’amore per Albertine è implausibile,
dietro la gelosia. E la storia d’amore Swann-Odette è alla sommatoria una
satira: della modestia dell’oggetto d’amore, banale, di nessuno spessore, rispetto
alla gloria della concupiscenza
Shakespeare – Uno dei tanti “Shakespeare” dovrebbe essere un grecista.
Uno che conosceva le tragedie greche, e
le pasticciava. Il Lear per esempio da Edipo cieco, in “Edipo Re”, Marcantonio,
Macbeth…: le trame non lo sono, i caratteri e la hybris
Vangeli – Carrère, Veronesi, a suo modo anche Houellebecq, e i
“biografi” di Giuda, Oz, Chandernagor, se li riscrivono. Si immedesimano in
Cristo.Un
ritorno del padre, delle origini? Il tentativo di ricreare una chiesa, un corpo
mistico? Per gioco intellettuale, e per bisogno di “autenticità” – fondazione,
primitivismo, disintermediazione. Di originalità.
Wittgenstein – Per primo fu proposto in Italia, nel 1954, da un gesuita,
G.C.M.Colombo. Cui l’aveva segnalato Anscombe? Un’edizione apprezzata da molti,
in traduzione e col testo inglese.
letterautore@antiit.eu
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