martedì 23 giugno 2015

Letture - 219

letterautore

Appunti - Sono utili e inutili, specie se non  si rileggono. Servono a fissare l’attenzione più che la memoria – cioè la memoria indirettamente fissando l’ascolto o la lettura per alcuni secondi. I greci che annotavano tutto, di chiunque professasse una saggezza in qualche modo speciale, filosofi, santoni, politici  – i presocratici sono tenuti in vita da appunti sparsi – chiamavano i loro appunti apoftegmata, i detti, l’annotazione dei detti.

Bisanzio – Trascurata e quasi dimenticata, ha in Italia presenze eccellenti, perfino dal punto di vista imperiale, o politico. Ravenna Robert Byron dice “il luogo più sconvolgente d’Europa”. Con Roma, Palermo, etc, ma a Ravenna è un’altra cosa: “Per un artista rappresenta l’assoluta eccellenza”.

Citazione – Stabilisce la solidità della ricerca scientifica – il numero di citazioni,  Impact factor.  Molti presocratici e poeti sopravvissero in antico, tra la Grecia e Roma, in virtù delle citazioni.  Sono anche parte del “testo”, in quanto motore dell’ermeneutica.

Dante - “La monade umana più completa che sia esistita”, lo dice lo storico Paul Veyne, “”che s’interessava a tutto e faceva una passione di tutto”. Lo dice alla fine, tra parentesi, del suo lungo omaggio a Foucault, ma con esattezza.

Manca un Dante bizantino. È mussulmano, matematico, fedele d’amore, esoterico e massone in anticipo, ma non bizantino, eppure fu a Ravenna, alla corte di Guido Novello da Polenta, vi passò coi familiari gli ultimi anni agiati, e vi morì.

Elegia – È il genere più abusato. Enzensberger, “Considerazioni del signor Zeta”, ne cita a sorpresa di Marx, Stalin e Heidegger. Ma anche di Hiter se ne potrebbero estrarre, ritmate e a fondo idilliaco seppure non in versi, dal “Mein Kampf”.  È la forma più soggettiva – ombelicale, compiaciuta.

Elettronica – Implica la scomparsa del “testo” – e quindi della filologia? Non c’è più la prima stesura, le riscritture, le varianti, la stessa grafologia.

Futurismo – Dimenticato in Italia, liquidato dai più come fascista, i libri di Marinetti sono ai remainders, è studiato e fa testo in Francia. Dai testi minimi a larga diffusione al culto che gli ha votato Giovanni Lista, ora culminato in un librone “definitivo” di 2.208 pagine, “Le futurisme. Textes et manifestes, 1909-1944”.

Filologia – In “Leonce e Lena” si è letto a lungo che Valerio pregava per una “religione futura”, finché qualcuno non lesse il manoscritto di Büchner e trovò che invece pregava per una “religione comoda” – la differenza era fra kommende e kommode.
È esercizio inesauribile. Specie per i refusi. Se Yeats scrisse “soldier Aristotle” o “solider Aristotle”, e se l’ozio è indispensabile al mondo o l’odio, il correttore di bozze è corruttore, e i torchi gemono, oppure i turchi, o i tirchi.
Joyce è pieno di possibili riscritture-riletture. Che però si possono dire “progettuali”, lo scrittore si vuole “aperto” cioè ambiguo – quando non sono volute, create artificiosamente.

Italia -  E.F.Benson, prolifico scrittore inglese del primo Novecento, tornando in Italia, all’inizio del suo “Up and down”, maggio 1914, prova la strana sensazione, che non sa spiegarsi, sbucando in treno dai tunnel alpini, di “essere arrivato a casa”. È la stessa idea che ha Robert Byron nel suo primo libro, dieci anni dopo, “L’Europa vista dal parabrezza”, e anche lui non sa spiegarsi perché: “L’idea che l’Italia ci appartenga, come per diritto di nascita, allo stesso modo come le grandi opere d’arte sono patrimonio della civiltà”.

Furono in uso in Inghilterra nel primo Novecento i Medici prints: stampe, cartoncini, biglietti di auguri che raffiguravano capolavori dell’arte italiana.

Machiavelli – Busi (“Sodomie in corpo 11”) lo legge accosto a Laclos, ricavandone una comune strategia di scrittura. Con questa conclusione: “Machiavelli celebra nel segreto della propria accidia l’autonomia della parola dal potere politico che vuole piegarla a sé, e non l’autonomia del potere politico (la sua impunità) dalla morale”. Un richiamo forse più valido per il comune libertinismo – del pensiero e della parola, non nel’accezione volgare della licenza sessuale.

Pound – Fu fascista, senza dubbio. Non nei comportamenti, era un americano eccentrico in Italia, se non per le trasmissioni alla radio in guerra. Ma nei convincimenti sì.
Saul Bellow lo voleva meglio pazzo che fascista e antisemita. Lo scrisse in una delle lettere che ora si pubblicano, il 7 gennaio 1956, a William Faulkner, che alla fine di un convegno del People-to-People Program (inteso a favorire l’emigrazione dai paesi comunisti europei verso gli Usa), aveva invitato gli scrittori a impegnarsi per la liberazione di Pound dal manicomio. “Caro sig. Faulkner”, la lettera è risentita, “Se (Pound) fosse sano dovrebbe essere processato di nuovo come un traditore; se fosse matto non andrebbe rilasciato solo sulla base del presupposto che è un poeta. Nelle sue poesie e nelle sue trasmissioni Pound ha invocato la sciagura per gli Ebrei e ha predicato l’odio e l’assassinio”.  Né servirebbe per la propaganda nella guerra fredda: “Gli europei lo prenderebbero come un sintomo reazionario. In Francia Pound sarebbe stato fucilato”. Né vale l’argomento del diritto speciale per i poeti: “Liberarlo perché è un poeta? E perché mai? Forse poeti migliori di lui sono stati sterminati. E non diciamo una parola per loro?”.
Alla lettera di Bellow Pierluigi Battista obietta: “Ma quella predicazione valeva tredici ani di un uomo considerato pazzo e sottoposto a terapie medico-psichiatriche che di frequente oltrepassavano la soglia della crudeltà”, cioè erano crudeli.
Ma Pound fascista lo era e lo sarà. Ammiratore di Mussolini, Hitler e Oswald Mosley. Fu più volte in Italia, ma vi stabilì nel 1924 per il fascismo, di cui apprezzava tutto. Anche l’antisemitismo, al modo sempre di Mussolini, o del primo Novecento europeo, superficiale più che cattivo, ma costante. E lo disse, a tutti i suoi interlocutori, negli ani de fascismo e dopo, dopo la liberazione dal manicomio, quando pubblicamente si trincerò nel silenzio. Le sue simpatie erano inalterate, lo sanno i familiari e i pochi che ebbero accesso alla sua fiducia.

Proust – Senza amore, malgrado le migliaia di pagine – c’è la nostalgia, ma di una mancanza. E senza sesso. Questo c’è, ma per sentito dire – sembra da repertorio, manualistico, specie quello gay?
L’amore per Albertine è implausibile, dietro la gelosia. E la storia d’amore Swann-Odette è alla sommatoria una satira: della modestia dell’oggetto d’amore, banale, di nessuno spessore, rispetto alla gloria della concupiscenza

Shakespeare – Uno dei tanti “Shakespeare” dovrebbe essere un grecista. Uno che  conosceva le tragedie greche, e le pasticciava. Il Lear per esempio da Edipo cieco, in “Edipo Re”, Marcantonio, Macbeth…: le trame non lo sono, i caratteri e la hybris

Vangeli – Carrère, Veronesi, a suo modo anche Houellebecq, e i “biografi” di Giuda, Oz, Chandernagor, se li riscrivono. Si immedesimano in Cristo.Un ritorno del padre, delle origini? Il tentativo di ricreare una chiesa, un corpo mistico? Per gioco intellettuale, e per bisogno di “autenticità” – fondazione, primitivismo, disintermediazione. Di originalità.

Wittgenstein – Per primo fu proposto in  Italia, nel 1954, da un gesuita, G.C.M.Colombo. Cui l’aveva segnalato Anscombe? Un’edizione apprezzata da molti, in traduzione e col testo inglese.

letterautore@antiit.eu

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