Si sospettava,
si teorizzava, si sapeva, che l’ordinamento regionale avrebbe accresciuto gli
squilibri regionali stessi, i virtuosi facendo più virtuosi, comunque più ricchi, i meno favoriti più sfavoriti. Ma
il bilancio non è così equilibrato: è molto peggiore. Soprattutto dopo la devolution leghista del 2001. Dacché la
sanità, l’energia e altri importanti settori sono stati devoluti alle Regioni.
Non ci sono
praticamente amministrazioni regionali virtuose. Quella che si pretende più
virtuosa, la Toscana, ha avuto il governatore uscente riconfermato
plebiscitariamente malgrado un buco provocato e avallato alla Asl di Massa di
ben 400 milioni – rifiutando peraltro, nella sua ipervirtuosa sanità, le cure
più costose agli ultraottantenni, al coperto della polemica contro
l’accanimento terapeutico.
Buccini,
cronista di razza e non non d’assalto, fa una galleria delle insufficienze con
gli stessi protagonisti, Bassolino, Formigoni, Galan, Vendola, Crocetta,
Marrazzo, Scopelliti, Cota, Marrazzo, tutti o quasi tutti finiti in tribunale.
Per dire, tirando le somme, che il decentramento ha annegato e non selezionato una classe politica, una classe dirigente. Non
ha bisogno di dare un giudizio: il linguaggio dei suoi interlocutori parla per
se stesso – riportando la politica alle parole e ai fatti, senza il magnetismo
dell’immagine tv, specie nei curatissimi palcoscenici dei talk-show, se ne vede
immediato lo stato miserando.
Goffredo
Buccini, Governatori. Così le Regioni hanno devastato l’Italia,
Marsilio, pp.332 € 18
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