Anche il
giubileo. Dopo l’Expo, le amministrazioni comunali, le grandi opere, i porti, i
parchi, la nettezza urbana, big business,
la sanità, bigger business, e quant’altro:
continua la corsa all’autocommissariamento della politica.
Commissario,
commissariamento, commissariato immagini e odori non grati fanno emergere, di
trivi e angiporti delle questure, ma per la politica profumano. E si viene
incontro al desiderio di promozione dei giudici. Ognuno dei quali ha certamente
sognato da bambino di essere il numero 1 – i giudici in Italia sono come il
presidente degli Stati Uniti in America (sono anzi di più, essendo legibus soluti).
Un buon
giudice commissario è la soluzione? Si veda Cantore. C’erano problemi con la
legge Severino. Cantore le trova 25 punti da correggere. Con qualche problema,
ogni gìudice commissario dovendo entrare in conflitto con ogni altro. Così a
Roma il commissario Cantore chiede il conto al commissario Sabella, altro
giudice emerito, e lo manderà a casa con tutta la giunta Marino per omessa
vigilanza e forse concorso esterno in associazione mafiosa: un disastro, il
commissariamento di una grande città, la più grande d’Italia.
In
alternativa ai giudici soccorrono i prefetti. Che non sanno fare nulla – i prefetti
sono formati a controllare le pratiche burocratiche dei Comuni, che rispondano
alle regole – e quindi sono buoni a tutto. Il prefetto di Roma Gabrielli si è
illustrato alla Protezione Civile per non avere prevenuto né gestito niente, in
mare e in terra, il Bisagno, le Cinque Terre, la Lunigiana, l’Emilia, l’Aquila.
E ora si vede già commissario in Campidoglio, e anche alla regione Lazio, in
difetto al Giubileo.
Un gioco
pilatesco, a lavarsi le mani. Furbo anche: ogni commissario ha una targa
politica. Al costo naturalmente di molti milioni - la spesa pubblica si avvantaggerebbe
non poco tagliando i commissariamenti e i commissari, anche quelli alti: si
spenderebbe meglio e meno.
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