venerdì 12 giugno 2015

Voglia di commissariato

Anche il giubileo. Dopo l’Expo, le amministrazioni comunali, le grandi opere, i porti, i parchi, la nettezza urbana, big business, la sanità, bigger business, e quant’altro: continua la corsa all’autocommissariamento della politica.
Commissario, commissariamento, commissariato immagini e odori non grati fanno emergere, di trivi e angiporti delle questure, ma per la politica profumano. E si viene incontro al desiderio di promozione dei giudici. Ognuno dei quali ha certamente sognato da bambino di essere il numero 1 – i giudici in Italia sono come il presidente degli Stati Uniti in America (sono anzi di più, essendo legibus soluti).
Un buon giudice commissario è la soluzione? Si veda Cantore. C’erano problemi con la legge Severino. Cantore le trova 25 punti da correggere. Con qualche problema, ogni gìudice commissario dovendo entrare in conflitto con ogni altro. Così a Roma il commissario Cantore chiede il conto al commissario Sabella, altro giudice emerito, e lo manderà a casa con tutta la giunta Marino per omessa vigilanza e forse concorso esterno in associazione mafiosa: un disastro, il commissariamento di una grande città, la più grande d’Italia.
In alternativa ai giudici soccorrono i prefetti. Che non sanno fare nulla – i prefetti sono formati a controllare le pratiche burocratiche dei Comuni, che rispondano alle regole – e quindi sono buoni a tutto. Il prefetto di Roma Gabrielli si è illustrato alla Protezione Civile per non avere prevenuto né gestito niente, in mare e in terra, il Bisagno, le Cinque Terre, la Lunigiana, l’Emilia, l’Aquila. E ora si vede già commissario in Campidoglio, e anche alla regione Lazio, in difetto al Giubileo.
Un gioco pilatesco, a lavarsi le mani. Furbo anche: ogni commissario ha una targa politica. Al costo naturalmente di molti milioni - la spesa pubblica si avvantaggerebbe non poco tagliando i commissariamenti e i commissari, anche quelli alti: si spenderebbe meglio e meno.

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