Žižek alla crociata
Blasfemo è questa volta il filosofo
sloveno, anche se il taglio è da pamphlet,
da scritto polemico. Averlo redatto a caldo, dopo le stragi di Parigi, non
esime. Il fondamentalismo e il liberismo sono lo stesso - i decapitatori sono
gli speculatori in Borsa, E lo scontro di civiltà è inevitabile: c’è un islam
buono, perfino libertario ma… . A mezzo tra storia, teologia, Ottantanove, psicoanalisi
e giornalismo, Nietzsche, Yeats, Benjamin. Leninista prima del 1989, e psicoanalista,
filosofo a tempo perso, qui si vede.
Apparentemente Žižek ha i nervi saldi.
“Dialoga” col filosofo
indo-pakistano Abu l-A’la Maududi, inventore
dello Stato Islamico, del nome. E con Sayed Qutb, il pensatore fondamentalista egiziano
che Gilles Kepel ha esumato in “Il profeta e il faraone”, nella storia dei Fratelli
Mussulmani, ora icona dell’Is, fatto giustiziare da Nasser nel 1966 per un
tentativo di colpo di Stato. E si rifà all’islam “delle origini”. Ma per meglio
stigmatizzarlo, ricorrendo a un artificio che sembra originale ed è antico, di
una rimozione-interdetto fondamentale che sarebbe la “dipendenza dell’islam dal
femminile”. Un interdetto forse scientifico, ma un torto ai maschi e alle
femmine, anche fuori dell’islam.
Žižek non teme di essere tacciato di islamofobia.
Ma ricaccia il fondamentalismo nella premodernità, malgrado la scaltrezza finanziaria
e informatica. “Quanto dev’essere fragile la fede di un musulmano se si
sente minacciata da una stupida caricatura in un settimanale di satira? Il
terrore fondamentalista non si fonda sulla certezza della propria
superiorità e sul desiderio di salvaguardare l’identità religiosa e culturale
dall’assalto della civiltà consumistica globale. Il problema dei
fondamentalisti non è che noi li consideriamo inferiori, ma che loro stessi si sentono segretamente tali”. Bestie.
Slavoj Žižek, L’islam e la modernità. Riflessioni blasfeme, Ponte alle
Grazie, pp. 94 € 9
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