Renzi
lancia in resta contro l’Europa di Merkel, di cui fino ad avant’ieri era
sodale senza macchia, fa sorridere. L’uomo
è estemporaneo – infatti oltralpe nessuno lo teme. Ma stavolta forse c’è di più.
C’è Mattarella, che appare stanco di questo suo patrocinatore vanesio – quando
ci sono problemi la riconoscenza
evapora. E ci sono i sondaggi.
Che Renzi
abbia capito cosa è effettivamente in gioco in questa crisi europea non persuade
nessuno. Lui continua a credere alla buona fede di tutti i comprimari, cosa che
nessuno crede, né pretende che si creda. Sembra strano e anzi impossibile,
eppure è così. Renzi ha peraltro liquidato chi sapeva cosa succede nel mondo,
il Tesoro e il ministero degli Esteri, ha scolorito il governo, tutto di non
persone, ha svuotato palazzo Chigi, per prima del consigliere diplomatico, affidandosi
a collaboratori-dichiaratori essi stessi per primi a disagio, non sapendo nulla
di politica estera, Lotti, Boschi, le belle che ridono ai talk-show. Se anche
volesse fare qualcosa in Europa come lo fa, con chi?
Renzi
forse ha perso più di Angela Merkel, in un paese che, al contrario della
Germania, non è diviso sulla Grecia, ma molto critico e comunque solidarmente
partecipe – quello che scrivono i suoi giornali non lo crede nessuno, nemmeno,
probabilmente (si fiuta alla lettura), i
giornalisti che scrivono gli inni a Merkel. Renzi dice ora: o si riforma tutto
o la Ue finisce qui. Come credergli? Non sa nemmeno obiettare al fatto che
Merkel e Hollande decidano per lui in concilio privato e riservato.
I
sondaggi lo danno sotto Grillo. Non vuol dire nulla, non si sta votando, ma
i sondaggi negativi portano male. E il commediante Grillo al confronto fa figura di
statista: si aggira per Atene disteso a suo agio, conosce i dossier, cita i Nobel
per l’Economia, esprime perfino buonsenso, e europeismo corretto. Non è
difficile, peraltro.
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