Si sanno cose per una
intercettazione, forse falsa, che altrimenti nessuno ci avrebbe taccontato. E
dunque viva l’intercettazione, forcipe della verità? Su questa vicenda la
verità va intercettata, ma a scapito delle intercettazioni.
I collaboratori palermitani
dell’”Espresso” hanno sicuramente ascoltato la telefonata. Che un ufficiale o
sottufficiale del Nas dei Carabinieri, quelli che materialmente hanno svolto le
intercettazioni, persona di loro fiducia, ha fatto loro ascoltare. Senza però
dare loro la copia dell’audio. È un delitto?
Dell’“Espresso” no. Anche se il
settimanale verrà processato – ma non sarà condannato. Nemmeno del presidente
della Regione Sicilia Crocetta, anche se esagera nell’ipocrisia – è chiaro
che:1) se la faceva con Tutino, il chirurgo
che voleva Lucia Borsellini morta, seppure figurativamente; 2) Lucia
Borsellino ha dovuto lasciare la sa giunta perché, anch’essa, “sapeva”. C’è
invece da considerare perché la Procura di Palermo ha lasciato questa
intercettazione fuori dell’inchiesta contro Tutino – che conduce di malavoglia
(v. sopra). E perché il Nas dei Carabinieri, il comando provinciale, regionale o
nazionale, ha concordato a fare eccezione.
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