domenica 5 luglio 2015

La prima sconfitta di Angela Merkel

E adesso? È presto per dirlo. Di sicuro si troverà una soluzione per il problema Grecia. Ma niente sarà come prima.
Il no di Atene è la prima sconfitta di Angela Merkel: nei suoi quasi dieci anni di governo non ne aveva subita nessuna, non in patria e tantomeno in ambito Ue. La sua prima mossa, cercare l’intesa con la Francia, non esprime voglie di rivincita – buttare la Grecia fuori dalla Ue – ma di un compromesso onorevole. Che le consenta di continuare a governare l’Europa senza diventare il bersaglio della destra tedesca.
La prima reazione tedesca – fuori la Grecia – è scontata nella destra, la Csu e i Liberali. Ma una quasi maggioranza in Germania si è subito manifestata per un accordo onorevole: i Verdi, la Linke naturalmente, e soprattutto i socialdemocratici, stampella del governo Merkel, che nella reazione al referendum sembrano infine riemergere da quasi due anni di apnea. La Cdu, il partito di maggioranza relativa, e cioè la stessa Mrkel, sta a guardare dove di spostano i pesi.
Il ripensamento socialdemocratico dovrebbe trovare echi nel raggruppamento socialista e democratico a Strasburgo. E in primo luogo in Francia. Hollande, che ha per la prima volta tentato di smarcarsi da Angela Merkel proprio sul referendum, potrebbe insistere per una risposta non punitiva. Un compromesso è la richiesta italiana, per quello che pesa.
Hollande e Renzi, e anche i socialdemocratici tedeschi, rischiano di essere spazzati via dal riflusso politico che si annuncia veemente in tutta Europa contro la gestione della crisi economica – Renzi dice: o si riforma tutto o la Ue finisce qui, ma senza credibilità, lo dice stasera al contrario di ieri, e probabilmente senza nemmeno crederci  (oppure sì? i sondaggi lo danno sotto Grillo, e i sondaggi non sono di buon auspicio).

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