Com’era Jack London giovane socialista
di successo, in sezione e fuori? Edmondo Peluso, che Sergio Luzzatto ha
rispolverato sul “Sole 24 Ore” l’altra domenica, l’ha incontrato e frequentato
nella sezione socialista di Oakland nel 1905 e poi nella modesta residenza di
Berkeley dove lo scrittore riuniva la sera generosamente gli amici, quando aveva
ventitré anni, napoletano esuberante giramondo (si definirà “cittadino del
mondo”), socialista già ai suoi sedici anni, nel 1898, poi tra i primi iscritti
al partito Comunista nel 1921, emigrato sotto Mussolini in Urss, dove morirà fucilato,
riabilitato nel 1956. Jack London era bello e forte, nel 1905 già autore di
enorme successo col “Richiamo della foresta”, a 29 anni, reduce dal conflitto
russo-giapponese, per coprire il quale era stato inviata dall’editore Hearst a
Tokyo. Ne era tornato avvelenato: contro lo Stato maggiore nipponico, che l’aveva
tenuto – cortesemente – lontano da ogni notizia, e contro i giapponesi in
genere, contro i quali si scagliò in sezione, sconcertando gli altri
socialisti, per quanto giovani e riverenti: il razzismo era forte in California.
La “Riviera” americana, ricorda Peluso
nel 1934, priva di industria, viveva prima della grande guerra di commerci. Con
una “borghesia mercantile prospera”, che pagava ai manovali e artigiani salari
più alti che altrove. Ciò attirava l’immigrazione dal Giappone, e di più dalla
Cina, per cui “era radicatissimo in California un forte odio di razza e una lotta
preconcetta e selvaggia contro i «gialli», contro i Giapponesi e, soprattutto,
i Cinesi” – “una forte colonia, in effetti” questa, concede Peluso, “nella
quale predominava la manodopera a buon mercato”.
Il Jack London di Peluso non è diverso
da quello che si conosce, ma è più caratterizzato. È colto al momento del
passaggio, sia nella vita che nell’opera, dalla natura selvaggia, con la quale
era diventato illustre, al “Tallone di ferro”, la summa socialista che lo caratterizzerà
successivamente. Aveva divorziato dalla prima moglie e viveva solo con la
mamma, alla quale era legato anche dalla comune “vita di tempeste”. In un villino non grande, ma in un “paesaggio
d’incanto”. Era “molto ospitale e senza cerimonie”. Aveva sempre amici a cena,
con i quali discuteva. Scriveva all’aperto: “Siccome gli era fisicamente impossibile
restare a lungo chiuso, lavorava all’aria. La mattina presto partiva a cavallo.
Si portava dietro un macchina da scrivere portatile, una sedia pieghevole, un
tappeto e il pasto. Quando aveva trovato un posto che gli piaceva, un prato
assolato, o uno spuntone su un canyon dalle pietre multicolori, stendeva il
tappeto all’ombra di un eucaliptus, di un cedro rosso o di qualche sequoia gigante…”.
S’imponeva ogni giorno un compito preciso. Schizzava in fretta i punti che
intendeva sviluppare e poi, alla macchina da scrivere, svolgeva il tema.
Era orgoglioso che lo chiamassero “il
Gorki’j americano”. Seguì la rivoluzione russa fn dal 1905, grazie anche a un
gruppo di emigrati, tra essi in particolare una giovane Anna Stronskj, e nel
1917 parteggiò subito per i bolscevichi. Da allora si dedicò al romanzo
sciale, che culminerà nel “Tallone di ferro”. Ma intanto si era risposato, e la
seconda moglie, Charmion, “rappresentante tipica della piccola borghesia americana”,
lo isolerà e lo inaridirà. “Vittima degli ambienti capitalisti” lo vuole il
vecchio socialista Peluso, di un mercato
che lo sfruttava - “Mi sono spesso chiesto a chi o a che bisognava imputare la
rovina intellettuale e fisica di questo giovane scrittore dal cervello così
lucido, dalla muscolatura così potente… La sterilità che portò al crollo intellettuale
di quest’uomo fino ad allora così fecondo fu anche la causa principale della
sia scomparsa prematura”.
Per il momento, Jack London Peluso lo
ricorda come i suoi personaggi: forte, rivoltato. Si è sforzato di leggere
Marx, si sente a suo agio con Spencer - cioè col darwnismo sociale - e soprattutto
è in sintonia con Nietzsche, del quale discorre spesso con Peluso. “Inclinava soprattutto
verso Nietzsche, per la sua costituzione psico-fisica, per l’amore che esibiva
della forza, per la «bestia bionda», per il «superuomo» tanto vantato dal
filosofo tedesco”. Un’anticipazione del sinistra-destra che avrebbe fatto tanta
letteratura e tanta storia nel Novecento.
Edmondo Peluso, Souvenirs sur Jack London, “Commune”
1934, free online
https://fr.wikisource.org/wiki/Souvenirs_sur_Jack_London
Nessun commento:
Posta un commento