Chiusa
la crisi greca, almeno a livello istituzionale europeo, bisognerebbe parlare
della stampa italiana in questa vicenda. L’unica che dà tutte le colpe alla
Grecia, tutti i meriti sempre e comunque a Angela Merkel e ai suoi. Anche i tg, ma soprattitto i giornali. Con
l’eccezione, parziale, di “Repubblica” e del gruppo Monti-Riffeser.
I
corrispondenti a Bruxelles e Berlino dovrebbero sapere come sono andate le
cose. Ma a parte Andrea Bonanni di “Repubblica” e Ivo Caizzi del “Corriere della
sera” (che però non ha diritto a più di una colonnina di testo nelle sei-otto
grandi pagine quotidiane sulla Grecia), nessuno le dice. Dell’inutilità di
Djisselbloem, Juncker, Tusk e dello stesso Draghi, per esempio, che si limitano
a interinare le decisioni di Berlino.
La
stessa “ignoranza” si affetta della Germnia. Si gabella per opinione pubblica
tedesca il quotidiano “Bild”, di notorio
sciovinismo. O il partito Csu bavarese, senza dire che è un partito regionale e
di destra. Mente opinioni molto diverse si possono leggere sullo “Spiegel”, su
“Die Zeit”, sulla “Tageszeitung” e sulla bavarese “Sueddeutsche Zeitung”.
Quasi
senza eccezioni si vende poi l’opinione della resa di Tsipras alla politica merkeliana
– il piao Tsipas è quello di Juncker etc. Mentre invece il contrario è vero: il
governo greco ha acculato quello tedesco a uno dei suoi sempre mai soddisfacenti
piani, e lo ha obbligato – a meno di un improbabile voto contrario del Bundestag
– a finanziare il rilancio dell’economia in Grecia. Che erano le due richieste
iniziali di Tsipras e Varufakis. Solo in Italia Merkel è elogiata per la
conduzione della crisi greca.
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