mercoledì 15 luglio 2015

L''accordo con l'Iran apre un'area di turbolenze

Si elogia Obama per l’accordo sull’Iran e la levata delle sanzioni, dopo la levata dell’embargo su Cuba. Come uomo di pace, con successo. Ma, se l’embargo su Cuba era uno scandalo, l’accordo con l’Iran poteva essere migliore, molto migliore. Senza assecondare cioè la politica di potenza, di cui l’Iran degli ayatollah si compiace come già lo scià, nell’Arco della Crisi, fino al subcontinente indiano, e nel mondo islamico. C’erano ampi margini per evitare di avallare, seppure a termine, dieci anni, la proliferazione nucleare in Iran.
Le critiche del governo israeliano sono solo doverose. Da un punto di vista geopolitico, si può anche argomentare che Israele e Iran sono destinati a marciare di conserva, come già in passato, avendo in comune lo stesso nemico, il mondo arabo. Ma questo solo in via ipotetica: a lungo gli ayatollah hanno sostenuto l’arabismo più radicale.
L’accordo voluto da Obama comunque scuoterà il Medio Oriente. L’Arabia Saudita subito, ma anche altri potentati arabi non si sentiranno sicuri col predominio iraniano nel Golfo.
Obama non ha chiuso ma aperto un’area di turbolenze – non è nuovo a errori del genere, vedi le “primavere arabe”, fino alla Siria e all’Is. Le reazioni in India e nel mondo arabo ne danno già chiara indicazione.  

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