Ci sono due Germanie, una tedesca e una da esportazione. Mariana
Mazzuccato l’ha confermato autorevolmente mercoledì su “Repubblica” – è la rappresentazione
che si può ritrovare in “Gentile Germania”- e dunque, malgrado la cortina
fumogena dell’affarismo, che domina l’informazione, la verità comincia a
emergere: la Germania di Angela Merkel impone all’estero l’esatto opposto delle
ricette che adotta a casa.
Mentre
impone l’austerità all’esterno, Angela Merkel sussidia i bassi salari con elevati
contributi sociali a carico dello Stato. E alimenta i contributi a fondo
perduto per l’innovazione, l’ecologia, la formazione professionale. Nonché il
credito pubblico a lungo e lunghissimo termine per gli investimenti industriali
privati. Ciò attraverso la Kfw, la vecchia “Cassa del Mezzogiorno” inventata
venticinque anni fa per la Germania Est.
La
Germania di Angela Merkel è uno dei paesi che più ha accresciuto il debito pubblico
nella crisi, per continuare ad alimentare gli investimenti e la competitività
(produttività) - ha un debito più alto di quello dell’Italia. Ma contemporaneamente
ha alimentato la crescita, e quindi ha un debito più che sostenibile, pagato
cioè da un’economia in pieno sviluppo, l’unica della Ue.
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