Contini – Dimenticato e quasi rimosso è il filologo che ha “fatto”,
letteralmente, mezzo Secondo Novecento italiano: Gadda,
Pasolini, Pizzuto, Lucio Piccolo.
Francese
- Si sente
dire alla Rai ròbot, con l’accento
sua prima o e la –t finale, désert
(per dessert), dépliant, e steig
invece di stage. Era la lingua di mezza Italia un paio di generazioni addietro.
Islamic State – Su “Amor Mundi”, il sito
dell’Hannah Arendt Center, Robin Creswell e Bernard Haykel scoprono che l’Is si
diletta molto di poesia, oltre che di teste mozzate e boia bambini. E se ne
fanno una ragione: “Può sembrare curioso che alcuni degli uomini più ricercati
al mondo perdano tempo a modellare poemi in metri classici e rime baciate – più
facili in arabo che in inglese, ma qualcosa che sempre vuole pratica”. Anche
perché la loro poesia è “piena di
allusioni, termini ricercati, e trucchi barocchi”. Ma si tratta, concludono, sempre di rime
politiche. In forma poetica per un riguardo del terrorista verso se stesso, essendo
uno che si è messo al bando dalla società, incluse spesso la famiglia e la
comunità religiosa. Lo schema che preferiscono è d’altronde l’acrostico, lo
slogan – il più gettonato è Daesh, l’acronimo della denominazione ufficiale
dell’Is, quello col quale si compilano i versi più minacciosi.
Italiano – È sempre più reticente – a opera della Rai? La strage di
via d’Amelio è “di stampo mafioso”. Le decapitazioni per mano dei bambini boia
dell’Is sono “una violenza” – i bambini boia o le decapitazioni? L’Is, Stato
islamico, è “imputato di terrorismo”. L’assassino del gioielliere è il
“presunto assassino”.
È – era – “vivere la libertà come
grazia e non come angoscia” per Maria Zambrano, che così ne scriveva all’amica
Elena Croce.
Si traducono ogni anno più opere
italiane in lingue straniere, attesta Giuusepe Antonelli su “La lettura”, di
quante opere straniere si traducano in italiano – e se ne traducono moltissime
(soprattutto romanzi, che nessuno legge, giusto perché gli agenti le impongono
(“ti do l’autore che chiedi se ne compri quest’atra mezza dozzina”).
L’ “italiano” più tradotto è il
topo detective Geronimo Stilton, almeno cento milioni di copie in undici anni,
in 45 lingue. Pinocchio è il libro più tradotto al mondo, dopo Saimt-Exupéry.
“Pinocchio” ha all’attivo traduzioni in 243 lingue, spiega Antonelli, “l’unico
al mondo ad averne di più è “Il piccolo principe”” – nella classifica mondiale
dei più venduti di sempre c’è anche “Il nome della rosa”: Eco viene
diciannovesimo posto.
Margot – Huxley, “Crome yellow”, ricorda che Gladstone mise assieme
34 rime per Margot. Gladstone è lo statista, W.E., che nel 1889 ricevette a
Hawarden, il suo ritiro in campagna, la visita di Emma (“Margot”) Tennant,
venticinquenne, fidanzata e poi sposa del nipote Arthur Littleton. Dopo la
visita, impressionato, pare, più dal diminutivo che da Emma, compose quattro
stanze di versi tutti attorno a Margot. “Though
young and though fair, who can hold such a cargo\ of all the good qualities
going as Margot?” etc. - includendo “embargo””
e “far go”.
Paretimologia – La più nota è quella che apparenta pioppo e popolo:
sono false etimologie. Come dire matto e mattarello – Mattarella? Gianfranco
Contini ne era ghiotto: “Non c’è nulla
in comune tra pira, piramide e piramidone, solo paretimologie. Lo stesso fra
Pietra e petra delle rime petrose”, che attribuisce a Dante.
Rilettura – “Non c’è la lettura, c’è solo la rilettura” è precetto
di Nabokov (“Lezioni sulla letteratura”) a proposito di se stesso lettore: “Incidentalmente,
uso la parola lettore molto indefinitamente. Abbastanza stranamente, non si può
leggere un libro, si può solo rileggerlo. Un buon lettore, un grande lettore, attivo,
creativo, è un rilettore… Quando leggiamo un libro per la prima volta, lo
stesso procedimento di muovere laboriosamente gli occhi da sinistra a destra,
riga dopo riga, pagina dopo pagina, questo complicato lavoro fisico sul libro,
lo stesso processo di apprendimento in termini di spazio e tempo di che cosa
tratta il libro, questo si frappone tra noi e la valutazione artistica”. Si
parla di un libro, lo si ricorda, a una seconda e terza lettura? Ma solo per un
libro “artistico”, la lettura comune scorre – fa più fatica a soffermarsi.
Ma l’argomento di Nabokov non è
artificioso. Al primo approccio siamo sovrastati dalla novità, se c’è, mentre siamo
stanchi dalla “fatica di leggere”, da sinistra a destra e riga dopo riga. Solo
a successive scansioni del testo si può apprezzarlo nell’insieme, come si
farebbe con un quadro. Una pretesa che la psicologia rafforza, poiché la prima
percezione considera necessariamente incompleta, non essendo il lettore-percettore
pronto, con la “struttura appropriata”, a percepire la novità.
Satira – È scomparsa dalla circolazione. Anche a teatro –
Litizzetto, Crozza sono politicanti. È scorretta? O il mercato non la vuole? Si
direbbe il contrario, se l’opinione pubblica si esprime nei vaffa , nel
dileggio e nell’astensione. Ma non c’è non solo in Italia, anche in Francia
latita - se non di destra e greve - e negli Usa. In Germania sì, ma non si
traduce.
Traduzione – Dopo trent’anni di tentativi e
affinamenti, la traduzione probabilistica computazionale è più o meno dov’era:
la parola giusta è contestuale, non c’è un algoritmo per scegliere la parola giusta.
La tentazione è sempre forte, della ricerca, di tradurre Dante baldanzosamente
in automatico, ma l’esito è solo brutale o ridicolo. L’unica funzione del
traduttore automatico è di reminder,
una specie di sinonimario involontario, che potrà aiutare la scelta corretta.
I modelli automatici
funzionano meglio nella semplificazione dei linguaggi, sia di partenza sia di
arrivo. Ma anche qui con limiti: “meglio” rispetto alla traduzione automatica
simultanea, ma più spesso che non di intralcio alla scrittura di sm, quando si
esercita su più lingue.
“La lingua dell’Europa è la
traduzione”, è la fulminante sintesi di Umberto Eco, “Dire quasi la stessa cosa.
Esperienze di traduzione”. Sottinteso, il predominio linguistico europeo. Che
però è imperialismo a tutti gli effetti, perciò storicamente destinato a
decadere – o allora l’inglese resterà lingua franca senza l’Inghilterra (né gli
Usa), come il latino adottato dai barbari, senza Roma..
Sì, le traduzioni sono ora “europee”:
da e all’inglese, spagnolo, francese,
tedesco, italiano. E occupano questo “spazio privilegiato” nella “rete
linguistica globale” soprattutto per “i reciproci flussi di traduzione”
(Antonelli, “La lettura”, 19 luglio). Ma lo sono come è europeo il clima – è
estate nel mondo quando è estate in Europa e Usa. E anche le ferie dei
giornali: che vengono di luglio e agosto quando i giornali europei e americani
scacciano le notizie per le curiosità, lo svago, le piccole scoperte.
Derrida – sempre preso dalla sua fascinazione
per il tedesco - la definisce (“Heidegger e la questilone”) “l’alterco tra le
lingue”: la traduzione come scambio di significati implica una continua
ridefinizione (la Übersetzung come Auseinanderersetzung).
letterautore@antiit.eu
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